Morti sul lavoro: la strage nascosta dai media
Mentre le Tv e giornali di tutta Italia parlano da giorni di un autentico citrullo, inutile e dannoso per il paese, la cruda realtà delle condizioni del lavoro continuano a non trovare spazio all’interno dell’informazione italiana e quindi la “mattanza” sul lavoro continua.
Sto parlando della strage che riguarda i morti sul lavoro che in questo periodo continua nel silenzio dei mass media nonostante ogni giorno tre lavoratori siano sacrificati sull’altare del profitto.
A mio avviso queste morti non sono “una disgrazia” ma il risultato dell’aumento delle forme di sfruttamento dovute alla persistente precarietà lavorativa e sociale che espone sempre più lavoratori al ricatto padronale.
Sono il risultato di un cambiamento della natura del sindacato che da sindacato conflittuale a difesa del lavoratore si è trasformato in gestore dei fonti sanitari e pensionistici limitandosi ad una interpretazione burocratica e cogestita (con le aziende) delle normative di legge dimenticando volutamente il fatto che spesso le norme antinfortunistiche vengono sottovalutate perché il lavoratore è sotto ricatto (contratto a termine, interinale, la cig, le delocalizzazioni, ecc) o semplicemente perché i ritmi della produzione e della creazione di profitto non lo consentono.
Porre un freno a questa strage silenziosa deve essere l’impegno di chi vuole parlare di lavoro e di dignità a partire da una sinistra che ormai sembra incapace di proporsi come alternativa a questo sistema politico moralmente marcio, politicamente corrotto ed economicamente eterodiretto dalla torika europea.
Ma anche questo Governo, come quelli che lo hanno proceduto fa finta, o non vuole vedere, che la vera emergenza sicurezza in Italia è quella sul lavoro.
Non si vuole vedere che oggi, la vera insicurezza per il cittadino italiano, sta tutta in questa strage sul lavoro, nelle condizioni di quasi schiavitù del settore dell’agricoltura, nella disoccupazione, nella perdita di ogni prospettiva futura a causa della dilagante precarizzazione delle condizioni sociali e di lavoro.
Poco importano le modalità con cui questi lavoratori hanno perso la vita, a poco servono le frasi di circostanza se non si mette mano alle cause che stanno alla base di questi morti che sono insite nel sistema produttivo italiano fondato sull’allungamento degli orari di fatto, l’aumento dei ritmi, dei carichi di lavoro, delle saturazioni e della diminuzione delle pause e riposi durante l’orario di lavoro, la compressione dei diritti e del salario.
Per questo oggi serve un sindacato conflittuale come USB e non dei sindacati complici del sistema.
Ezio Casagranda