Napolitano: Un presidente silente
Domenica scorsa, Bossi da Venezia ha invocato la secessione della padania rilanciandola come principale obiettivo del suo partito, La lega Nod.
L’invocazione della secessione da parte di un ministro della repubblica è un atteggiamento eversivo” Non ha dubbi Stafano Rodotà, che dalle colonne de Il fatto quotidiano, denuncia questo attacco alla Costituzione da parte della lega Nord e chiede un pronunciamento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a difesa della carta Costituzionale.
A due giorni di distanza il silenzio di Napolitiano appare alquanto preoccupante di come la nostra Costituzione possa essere vilipesa dai politici senza che il suo custode abbia niente da dire.
Ma se Bossi continua a ritenere la nostra Costituzione carta straccia, il ministro Maroni non è da meno e lo si è visto sabato scorso a Venezia dove la determinazione dei manifestanti ha svelato l’arrogante decisione del Ministro degli Interni Maroni nell’utilizzare le “forze dell’ordine” a proprio uso e consumo.
Mentre a Venezia, migliaia di cittadini hanno dimostrato contro la lega di non aver paura nel difendere la democrazia e il diritto a manifestare contro le politiche razziste, xenofobe e secessioniste della Lega il nostro presidente resta in silenzio sia davanti all’uso privatistico delle forse dell’ordine sia davanti allo sfregio che la lega fa dell’articolo 5 della Costituzione che recita “l’Italia è una Repubblica una ed indivisibile”.
Un silenzio preoccupante, contraddittorio e inspiegabile se paragonato alle continue richieste di coesione nazionale per approvare – in fretta e furia – una manovra classista, inqua ed inutile bocciata non solo dai cittadini ma anche dalle agenzie di Rating.
L’Italia degli onesti, che lavora, produce e paga le tasse è costretta a subire da un lato un presidente del consiglio troppo occupato a pensare ai processi, alle intercettazioni ed ai ricatti per farsi carico dei problemi dell’Italia, dall’altro dobbiamo subire i proclami dei ministri leghisti esprimere disprezzo per la Repubblica e rivendicare la secessione padana, mentre la crisi economica si sempre più grave e rischia di travolgere l’Italia nel vortice della speculazione internazionale al seguito della Grecia.
Ma se Napolitano è silente (sulla difesa della Costituzione) l’opposizione non sa andare oltre la richiesta di dimissioni di Berlusconi senza una chiara prospettiva sul da farsi.
Infatti, continua a parlare di alleanze ma non di scelte come la patrimoniale, di difesa dei beni comuni, di rilancio dell’economia senza cancellare i diritti dei lavoratori, di come dare lavoro ai giovani senza tagliare le pensioni, come salvare lo stato sociale senza svenderlo alle assicurazioni private o darlo in pasto alla voracità dei fondi integrativi.
Non vedo all’orizzonte provenire dall’opposizione, un qualche embrione di nuovo modello sociale e di sviluppo e quindi diventa fondamentale che ogni cittadino, ogni lavoratore diventi protagonista del proprio futuro.
L’iniziativa europea del prossimo 15 ottobre è un primo importante momento di lotta e di mobilitazione per non pagare la crisi voluta dalle banche e dalla speculazione, ma anche per essere protagonisti sul nostro territorio rivendicando nuove forme di democrazia partecipata.
Ezio Casagranda
20 settembre 2011
Da IL MANIFESTO di oggi: Giorgio Napolitano commenta così le dichiarazioni lanciate da Umberto Bossi domenica scorsa a Venezia; «Agitare ancora la bandiera della secessione significa porsi fuori dalla storia, fuori dalla concreta realtà e fuori da quell’indispensabile impegno comune per far fronte alla crisi». Napolitano ha ribadito la necessità di quel «cemento nazionale unitario» che può mobilitare le energie di cui dispone il paese e che diventa indispensabile «per superare una fase molto critica per l’Europa e per l’Italia», quel cemento unitario che conferma quanto siano «profonde le radici del nostro stare insieme».
Le dichiarazioni di Napolitano seppure importanti, non mi convincono in quanto soottovalutano la carica eversiva della secessione. Chi vuole organizzare la secessione non è un politico normale ma alcuni ministri della Repubblica. E’ troppo chiedere che chiedere la secessione è incompatibile con incarichi di governo della Repubblica che si vuole dividere? Purtroppo per Napolitano sembra di si.