Olivi dovrebbe dimettersi
In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad uno stillicidio di aziende, che per diversi motivi hanno ridotto pesantemente il personale o hanno de localizzato oppure hanno chiesto ai lavoratori di ridurre il loro salario per mantenere la competitività sui mercati.
Da sempre ci sentiamo ripetere, che in Trentino le politiche della Giunta provinciale avrebbero permesso di rimanere un’isola felice come conseguenza delle sue politiche antirecessive (leggi soldi alle imprese). Purtroppo i dati della disoccupazione e i fatti di questi ultimi mesi ci descrivono una realtà diversa e meno rosea di quanto il governo provinciale vuole farci credere.
I dati della disoccupazione, del lavoro nero, della precarizzazione del lavoro, i tagli alle politiche sociali unitamente alle crisi industriali ci parlano di una situazione sempre più drammatica che non può essere mascherata da qualche dichiarazione di maniera.
Aziende come la Whirlpool, la Subaru e altre hanno spostato la produzione fuori provincia. Ditte come Arcese e Martinelli, nonostante i cospicui finanziamenti ricevuti, hanno ridotto pesantemente il personale a scapito delle loro controllate estere. Imprese come la Cartiera, Aquafil ed ora la Marangoni, dopo aver succhiato tutti i contributi possibili, chiedono di ridurre i salari dei lavoratori per – dicono loro! – far fronte alla crisi ed essere competitivi.
Per questo, l’operato di Olivi appare più come l’attività di un assessore alla disoccupazione che un assessore al lavoro ed all’industria in quanto il lavoro cala pericolosamente, le aziende, quando non abbandonano il Trentino, chiedono di ridurre salari e i diritti dei lavoratori.
In queste situazioni di crisi, il ruolo di questo assessore si è limitato alla gestione delle scelte imposte dalle aziende, senza mettere in campo politiche tali da contrastare i disegni delle direzioni aziendali.
Due sono i casi più eclatanti: la Martinelli di Ala – che a gennaio ha denunciato 70 esuberi – dove la provincia tramite il suo braccio operativo Trentino sviluppo ha “regalato” con il lease back ben 12 milioni, 8 dei quali sono stati utilizzati per salvare una banca locale. Una notizia denunciata pubblicamente e mai smentita che dimostra come questo assessore sia più attento alle banche che all’occupazione.
La Whirpool di Trento che ha lasciato il Trentino senza incontrare una vera resistenza sindacale ed una vera accondiscendenza da parte del rappresentante della giunta provinciale. Nessuna pressione è stata messa in campo da parte di Olivi affinché la multinazionale portasse a Trento prodotti alternativi come le pompe di calore o prodotti per la climatizzazione. Il ruolo svolto si è limitato alla quantificazione monetaria del danno subito dai lavoratori e un generico impegno della multinazionale per la rioccupazione dei dipendenti.
E oggi davanti al comportamento di Marangoni – che risulta essere uno dei “poteri forti” che oggi succhiano risorse dalla nostra comunità e ne decidono le scelte politiche – di poter ricattare non solo i lavoratori ma l’intera collettività trentina, Olivi non è andato oltre generici impegni senza prendere una chiara e netta posizione contro i tagli ai salari operati dalle aziende trentine.
Una situazione che dimostra il fallimento della politica industriale fondata su una concezione “malata” della nostra autonomia, che pensava di risolvere i problemi della crisi.
Per questo prima Olivi lascia, prima sarà possibile avviare una nuova politica sociale ed industriale che sappia valorizzare lavoro, risorse e ambiente.
USB e SBM del Trentino