Pensioni: un NO al referendum per far ripartire la lotta

pensioni2In questi gironi Cgil Cisl e Uil hanno organizzato assemblee territoriali per spiegare ai pensionati le “magnificenze” dell’intesa raggiunta con il Governo in materia di Pensioni.
Quando l’obiettivo della trattativa è la “conquista” del tavolo di concertazione a farne le spese sono i contenuti dell’accordo e in definitiva i diritti dei lavoratori ed in questo caso dei pensionati.
Cgil Cisl e Uil hanno sacrificato, per sedersi al tavolo della concertazione, importanti obbiettivi e diritti fondamentali dei pensionati: dalla cancellazione della riforma Fornero, alla rivalutazione delle pensioni bloccate da governo Monti nel 2012.
Non è casuale che nonostante in Italia ci sia uno tra i peggiori sistemi previdenziali d’Europa, dopo mesi di discussione, il risultato del tavolo con il Governo sia soltanto un verbale di incontro che nei fatti lascia inalterato l’impianto della legge Fornero, istituisce l’APE, (anticipo pensionistico) che consentirebbe l’accesso alla pensione 3 anni e 7 mesi di anticipo (sempre comunque a 64 anni di età) ma il pensionando deve aprire un mutuo ventennale con le banche, fare un’assicurazione privata e pagarsi gli interessi del mutuo che andrebbero ulteriormente la ridurre la sua pensione.
Una vera e propria farsa che non può essere accettata nemmeno a fronte dei piccoli aggiustamenti contenuti nel verbale d’accordo (aumento delle quattordicesime per le fasce più basse, ecc).
Invitiamo i pensionati ad essere attenti e non farsi infinocchiare dalle “ritrovare sirene della concertazione” che durante le assemblee magnificheranno l’accordo raggiunto perché, a nostro avviso, più che un accordo, è un tentativo ingannevole per sviare – con una serie di impegni generici, fumosi e tutti da attuare (stranamente?) dopo il 4 dicembre – l’attenzione dei pensionati, in vista del referendum costituzionale nella logica renziana dei bonus elettorali.
Contro la logica usata negli anni 50 dal Achille Lauro, oggi presa in prestito da Renzi è necessario che al prossimo referendum prevalga il NO come condizione per poter avviare una revisione delle politica neoliberista dei vari governi che si sono succeduti (da Berlusconi e Renzi) in questi ultimi 20 anni e quindi cancellare la Fornero, il jobs act e la precarietà del lavoro per mettere al centro la condizione sociale dei giovani e dei pensionati.
Per questo come USB contestiamo alla radice questo accordo e siamo intenzionati a lanciare una grande mobilitazione sul tema delle pensioni che costringa il Governo a cancellare le controriforme degli ultimi anni, a partire dalla riforma Fornero.
Il primo appuntamento è il 4 dicembre con un grande NO alla riforma Boschi/Verdini in quanto la Costituzione non va cambiata ma applicata.
Ezio Casagranda

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