Per una democrazia partecipata
Usciamo dalle seduzioni finanziarie attraverso una democrazia partecipata.
Il fuoco di Atene ha parlato nei fatti. La cartolina tragica è quella di una città in fiamme e un popolo ferito, su cui è stato rovesciato il peso insostenibile della finanza globale, portando a un conflitto generalizzato che ha definitivamente separato due mondi da tempo erano in rottura. Da una parte i “demo block” difensori di una democrazia buttata fuori dal parlamento, una maggioranza non più silenziosa che non se ne è rimasta chiusa in casa ma è scesa in piazza per esprimere il proprio sdegno verso l’ennesima manovra utile solo alle banche; dall’altra le trame di palazzo quelle in cui non è più previsto il dissenso, chi ha votato contro la manovra è stato espulso.
Dentro questo scenario la Grecia ci mette in guardia. In molti azzardano “oggi voi, domani noi” e non è che sia una visione apocalittica ma è una concreta e seria preoccupazione. La cura neoliberista si sta rivelando per quello che è la fase terminale di un malato, l’Europa dei popoli che sta lasciando definitivamente il posto a quella delle Banche: in cui la politica è commissariata e il soggetto è tollerato solo se si comporta come un consumatore, ancora inebriato dai miraggi di un età dell’oro liberista inesistente.
Esiste invece ed è reale il fuoco di Atene e lo sappiamo bene dal novecento che non esistono fuochi purificatori ne guerre che possono essere intese come “igiene” della storia, sono sempre e solo catastrofi. Le conseguenze che questa situazione “malata” potrebbero essere disastrose, è per questo che vanno attivati degli anticorpi democratici e economici che ci permettano: di non compiere gli stessi errori qui in Italia; di trovare nuovi patti fra le istituzioni e i cittadini che difendano diritti inalienabili e escano da dibattiti demagogici e ci portino dentro i veri problemi, senza trovare capri espiatorii.
Le istituzioni dovrebbero non fare l’ errore di consegnarsi totalmente nelle mani di un unico demiurgo , portatore sano delle stesse illusioni liberiste. Va riattivato l’impegno democratico come strumento necessario per riconnettersi con la società civile, li ci sono le risorse e la creatività necessaria per uscire dalla crisi. Serve stimolare un’ ondata di partecipazione che faccia riscoprire ai cittadini italiani dei nuovi modi di vivere in comune, per ridare il senso perduto a una “collettività” consumata e fragile.
Esempi proficui sono stati: la lotta democratica del referendum per l’Acqua Bene Comune o le primarie di Milano, Cagliari e Napoli e sempre ieri lo stesso strumento, le primarie ha fatto nascere dal basso un nuovo aspirante sindaco a Genova che viene dalla società civile. Solo coinvolgendo chi ha vissuto e ragionato fuori dalle nefaste chimere finanziarie e non se ne è fatto sedurre, si può ricostruire il vero obbiettivo dell’azione politica e amministrativa: il benessere collettivo.
Jacopo Zannini