Perché uno sciopero in questa situazione di emergenza sanitaria
Forse qualcuno si è posto questa domanda senza sapersi dare una risposta. Eppure la risposta è sotto gli occhi di tutti, nelle immagini drammatiche che quotidianamente le televisioni, i social, i giornali ci presentano.
È nei numeri da bollettino di guerra emanati ogni giorno dalla Protezione Civile che ci raccontano dei guariti, ma soprattutto dei contagi e dei decessi. Freddi numeri dietro i quali ci sono persone, famiglie, sofferenze.
È nel grido disperato di tutti quelli che lavorano per garantire all’intero Paese i servizi essenziali, a partire dalla Sanità, ma non solo, e denunciano l’assenza dei necessari DPI e delle più elementari regole a tutela della loro salute e della salute di tutti.
È nel ricatto che devono subire i lavoratori nelle fabbriche dai padroni che anche in questo momento antepongono il profitto alla salute e non vogliono interrompere la produzione di beni oggi non strettamente necessari.
È nella stupida e arrogante protervia di tutti quei dirigenti della pubblica amministrazione che troppo presi dal loro ruolo di finti servitori dello Stato, rinnegano proprio la loro funzione e pretendono la presenza di lavoratori negli uffici per svolgere compiti che proprio indifferibili non sono, nonostante gli inviti ormai martellanti a stare a casa. Trasformando colpevolmente i posti di lavoro in possibili focolai d’ infezione.
È una guerra ci hanno detto, e i numeri di questa pandemia lo confermano. Ma le guerre non si vincono inviando al fronte truppe mal equipaggiate, senza armi, senza la necessaria attrezzatura. La storia ce lo insegna.
Le guerre si vincono contrastando il nemico con tutti i mezzi necessari. E allora bisogna chiudere, chiudere tutto, garantire solo quello che in questo stato di guerra è necessario alla collettività, e garantire a chi è realmente costretto a lavorare mezzi idonei per proteggersi e per limitare la diffusione del contagio.
Chiudere
le fabbriche che producono lavatrici, giocattoli … e tutto ciò
che in questo momento non è indispensabile, senza farsi dettare
l’elenco di quello che deve rimanere aperto da
Confindustria.
Chiudere gli uffici pubblici che non forniscono
servizi essenziali senza ampliare a dismisura il concetto di
attività indifferibili. Ma chiuderli davvero.
E garantire a chi deve lavorare per tutti noi di farlo in condizioni di estrema sicurezza. Non c’è altro da fare.
La salute prima di tutto, prima del profitto, prima della stupidità di qualche dirigente più preoccupato di affermare il proprio ruolo che di tutelare la salute di tutti, dimenticando anche la responsabilità penale in capo al datore di lavoro in materia di sicurezza.
E se questo non viene fatto non resta che scioperare, nell’interesse di tutti. I lavoratori della Sanità, dell’Istituto Superiore di Sanità, della Polizia Locale, dei Vigili del Fuoco non possono scioperare perché a vario titolo impegnati nel contrasto all’epidemia. Esprimeranno la loro legittima protesta, la loro rabbia, attraverso un minuto simbolico di sciopero.
Tutti
gli altri lavoratori del Pubblico Impiego possono scioperare per
l’intera giornata, anche chi lavora in remoto.
Chi può
scioperare scioperi, anche per chi non ha bisogno di applausi ma di
risposte concrete e affida a noi la risposta da dare a questa
inaccettabile situazione.