Politica politicante e il conto della crisi.
I dati sulla crisi pubblicati nelle pagine interne dei giornali nonostante ci descrivano una situazione pesante sono passati in secondo piano rispetto ai giochi della politica politicante e questo anche grazie al “silenzio assordante” delle tre confederazioni sindacali.
Calano fatturato (-2,8%) e ordinativi (-3,2%) delle imprese, calano i consumi degli italiani (-3%), la disoccupazione sale oltre il 12% mentre a giugno scade la cassa integrazione per migliaia di lavoratori per i quali non sono previste prospettive di rientro al lavoro mentre il debito pubblico continua a salire come lo spread.
I giovani disoccupati hanno superato il 40%, salari e stipendi sono al palo mentre crescono i costi dei servizi pubblici come sanità, scuola e trasporto pubblico.
Mentre la crisi si aggrava la politica si muove come se fossimo in pieno sviluppo economico ed il paese non avesse bisogno di interventi urgentissimi ed adeguati onde evitare di fare la fine della Grecia o di Cipro.
E’ già trascorso oltre un mese dalle elezioni e siamo al punto di partenza, la politica è bloccata da veti incrociati che rischiano di portarci a nuove elezioni senza aver cambiato la legge elettorale e senza avere chiare le alternative in materia di scelte economiche.
Napolitano, dopo l’incontro di ieri con Bersani, sembra propendere per un nome che sia di garanzia, non i cittadini italiani, ma i poteri forti (i cosiddetti mercati) e capace di far rispettare i diktat della troika. Il contrario di quanto abbisogna l’economia italiana la quale necessita di maggiori consumi interni, aumento dei salari, diritti sociale e la ripresa degli investimenti in formazione, ricerca e innovazione.
Per questo mi appaiono surreali le parole d Grillo quando afferma:”Non è necessario un governo per una nuova legge elettorale o per avviare misure urgenti per le pmi o per i tagli delle Province…” che se affiancate a quelle di Draghi di qualche giorno fa “.. non mi preoccupo del risultato elettorale in quanto l’Italia ha il pilota automatico..” rendono chiara una convergenza di interessi che fino a ieri sembrava impossibile.
Infatti, se il pilota automatico di Draghi si chiama Fiscal Compact e pareggio di bilancio che obbligano il pese a sacrifici durissimi senza badare quali forze politiche compongono il governo, la proposta di Grillo ha come conseguenza diretta la prosecuzione del Governo Monti, le sue politiche di austerità nel rispetto dei trattati europei, continuando così il macello sociale senza che nessuno possa intervenire.
Infatti nessuno delle tre forze politiche – PD. PDL e M5S – oggi propongono una politica economica alternativa all’austerity della troika, al massimo qualche spicciolo (40 miliardi in 2 anni) di pagamenti arretrati da parte della pubblica amministrazione.
Ridurre il tutto ai giusti tagli alla casta è importante ma non cambia la politica economica imposta dall’Europa.
Per questo diventa indispensabile rivedere i trattati europei, bloccare le grandi opere, colpire realmente l’evasione e l’elusione fiscale, tassare i grandi patrimoni, cancellare spesse militari e le missioni all’estero per recuperare le risorse per pagare i 90 miliardi che la PA deve alle imprese, fare il reddito di cittadinanza e finanziare una politica economica alternativa capace di creare lavoro e innovazione, potenziare il Welfare a partire dalla sanità pubblica alla scuola, trasporti, cultura e mettere mano al dissesto idrogeologico evitando così che ogni pioggia, in qualche zona del paese, si trasformi in tragedia.
Ma come dicevo all’inizio sembra che questa politica, vecchia e nuova, sia sempre più distante dalla situazione sociale dell’Italia e dagli effetti sociali devastanti che questa crisi provoca ed i trattati internazionali, che sono i veri nodi che dovrebbero essere inseriti nel dibattito in queste ore, non sono all’ordine del giorno. Grecia e Cipro ci aspettano.
Ezio Casagranda