Pomini e l’ansia da “partecipazione”

acquafilPomini e Ravelli stiano tranquilli, i sindacati di Base (da loro accomunati in un unica sigla Cobas) non gli ruberanno il ruolo di ciambellani della Provincia e nemmeno quello di guardiani delle scelte aziendali. Noi siamo e resteremo di parte, per rappresentare al meglio gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, fuori da giochi politici e di scambio di favori che spesso avvengono all’interno delle procedure “consultive” messe in campo dalla provincia di Trento.
Ciò premesso non è nostra intenzione entrare nel merito delle disputa sindacati/Acquafil in quanto non essendo organizzati in azienda conosciamo questa vicenda dalle notizie di stampa, ma rilevare come da quell’articolo Pomini e Ravelli dimostrino disprezzo nei confronti di altre organizzazioni sindacali di base. Infatti l’affermazione “… se questo sindacato…. è considerato in questa provincia nella sua responsabilità si preferiscono i Cobas.” sottace la convinzione che i confederali siano “il bene” e quelli di base “il male” e quindi a prescindere dagli interessi dei lavoratori la carta dei “Cobas” viene giocata come una minaccia nei confronti di Provincia e azienda.
Muovono delle critiche mentre se lo fanno i lavoratori, questi ultimi vengono accusati di non “comprendere il contesto generale?”
La risposta è semplice, perché loro puntano ad essere accettati come ospiti nei salotti buoni della politica e dei poteri forti convinti che questo significhi “partecipazione” o meglio “cogestione alla tedesca” delle relazioni industriali.
Ci chiediamo, perché finora non è emerso nè dall’articolo nè dalla stampa in generale, di conoscere il pensiero dei lavoratori dell’Acquafil che su questa vicenda sembra non interessare a nessuno degli attori in campo (PAT, Azienda, Confederali), troppo presi nei loro giochi interni da preoccuparsi del futuro dei lavoratori, delle loro aspettative o semplicemente del loro coinvolgimento.
Nè L’azienda nè i due prodi si sono preoccupati di questo.
L’azienda, con la minaccia di restituire il finanziamento, dimostra solo arroganza (coerente con la filosofia Marchionnesca che l’impresa ha sempre ragione e va adulata ed incensata a prescindere) e supponenza quando sostiene che l’investimento sarà fatto ugualmente. Se Acquafil può rinunciare ai contributi, i due prodi dovrebbero chiedersi, per quale motivo ha chiesto il finanziamento, poi rifiutato?
Infine sulla Marangoni ci si aspetterebbe un’analisi di quanto successo che andasse oltre le dichiarazioni di facciata per analizzare a fondo i risultati di una politica dei ricatti messa in campo dalle aziende e volutamente subita da Cgil, Cisl Uil e Provincia nella convinzione che, dimostrando accondiscendenza al padrone avrebbe evitato al Trentino le conseguenze della crisi.
Ma questo, forse, è pretendere troppo.

USB-SBM-Slai Cobas

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