Porfido Trentino fra “tango e coca”
Ieri il giornale Il Manifesto ha pubblicato un articolo a tutta pagina a firma di Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi sull’intreccio fra porfido e cocaina. Nei primi mesi del 2014 i doganieri spagnoli trovano 200 chili di cocaina pura su un carico di porfido proveniente dall’Argentina. “..200 chili di polvere bianca nascosta in un container salpato da Puerto Madryn. Dall’Argentina al Trentino una “pista” inquietante: il dossier approderà in Commissione antimafia” sono le parole del sottotitolo usate dai giornalisti per riportare alla cronache giornalistiche questa vicenda che a livello locale non trova grande interesse di analisi da parte della stampa locale.
Sarebbe importante che sugli intrecci fra distretto del porfido trentino e Argentina compresi i finanziamenti erogati ad alcune aziende locali fossero oggetto di indagine giornalistica.
Civettini nel mese di giugno ha depositato un’interrogazione al presidente della provincia denominata tango argentino alla quale non sembra ci sia risposta da parte della presidenza del consiglio. “Una frode clamorosa e criminale che avrebbe già dovuto richiamare l’attenzione dell’OLAF, l’organismo UE diretto dal magistrato Trentino Giovanni Kessler” scrivono i due giornalisti.
Ma stranamente qualcuno ha fatto orecchie da mercante. Una scelta per non disturbare l’autonomia trentina?
O una dimenticanza voluta per non essere obbligato ad indagare a fondo con il rischio di far emergere i nomi dei protagonisti trentini di questa realtà poco edificante?
Ed ancora “Il refrain torna puntuale anche quando si discute di fallimenti in Tribunale, con società che chiedono il concordato, mentre generano utili proprio con le partecipate sudamericane. Esemplare il caso dell’azienda OP citata da Civettini: in Argentina possiede le controllate SIP (cioé 10 mila ettari di giacimenti porfirici) e PP (connessa alla holding SP con sede in Lussemburgo) che vanta un patrimonio netto pari a 8,3 milioni di dollari.” scrivono i due giornalisti descrivendo una situazione trentina poco chiara e dai contorni fumosi che qualcuno insiste nel giustificare “in nome dell’interesse sociale”.
Sarebbe interessante avere non solo i dovuti chiarimenti ma anche precise risposta a queste domande onde evitare che su un settore, sostanzialmente sano, prevalga il dubbio che qualche impresa abbia svolto un gioco poco trasparente sulla pelle dei lavoratori del porfido.
Speriamo che la Commissione antimafia a cui è stato inviato il fascicolo informativo sappia dare risposta alle domande sopra richiamate. Infine ci chiediamo se a fronte di queste notizie la politica trentina le stesse amministrazioni provinciali e comunali non abbiano nulla da dire lasciando ancora una volta i trentini all’oscuro di quanto avviene su una parte importante del nostro territorio e sul ventilato intreccio di alcune imprese locali con il malaffare di oltreoceano.
Qui troverete il link per leggere l’articolo “Porfido & cocaina” pubblicato ieri sul giornale Il Manifesto.
Nel frattempo noi attendiamo una risposta che forse non ci sarà mai ma comunque questo non fermerà le nostre denunce sulle storture presenti dentro il distretto del porfido con particolare attenzione alle condizioni dei lavoratori. Nel frattempo ci siamo premuniti di inviare formalmente copia dell’articolo anche ai sindaci della zona sperando che almeno dalle amministrazioni locali possano arrivare le risposte che tutti ci attendiamo.
Ezio Casagranda -USB Trentino
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