Progettone e negozi di montagna.
Nei giorno scorsi sulla stampa locale è apparsa la notizia che il Consiglio provinciale ha approvato una mozione a sostengo degli esercizi commerciali di valle. Una mozione venuta alla ribalta a seguito della chiusura del negozio alimentari di Vallarsa ma anche perché fa riferimento all’utilizzo dello strumento del Progettone per “rendere competitivo” un negozio di periferia.
Sulle stesse pagine abbiamo anche letto le dichiarazioni della Cgil la quale esprime preoccupazione e “dubbi profondi circa la legittimità giuridica” di tale strumento tirando in ballo la libera concorrenza fra soggetti privati e il ruolo del personale impiegato nel Progettone che dovrebbero essere di “supporto” alle attività svolte nell’ambito dei lavori socialmente utili.
Più che sul richiamo alla libera concorrenza che lascia trasparire un concetto della società poco solidale mi preme soffermarmi sul ruolo dei lavoratori occupati nel Progettone.
La Cgil dimentica (volutamente?) che da anni molti lavoratori del Progettone svolgono mansioni sostitutive e non di supporto e quindi sono anni che vengono utilizzati in sostituzione di altri lavoratori (vedi AMR, case di riposo, custodi nei musei, lavori in provincia e nei comuni, ecc) ma, volendo essere pignoli, anche nel settore del verde sostituiscono altri lavoratori.
Una realtà che come USB e CLP stiamo denunciando da anni.
Quindi il fatto che questi lavoratori operano in concorrenza con altri lavoratori e con salari più bassi non è una novità ma un dato di fatto permesso da una subalternità dei confederali alle politiche provinciali e del colosso della cooperazione.
Nello stesso tempo voglio denunciare l’uso strumentale e pubblicitario insito nelle dichiarazioni della Cgil e di quanti hanno lavorato, non per valorizzare il Progettone ma per abbassare – come fatto nel contratto provinciale del 2016 – il salario dei lavoratori e delle lavoratrici del Progettone.
Per questo ritengo che la preoccupazione della Cgil non sia credibile e di conseguenza, anche al fine di evitare una possibile guerra fra poveri, magari ampliata dalla campagna elettorale, l’assessore Olivi dovrebbe rendere pubblico il Bilancio del Progettone.
Una scelta che stiamo rivendicando da anni in modo da chiarire, una volta per tutte, che chi lavora nel Progettone non è un lavoratore assistito ma un lavoratore dei servizi che produce ricchezza per la collettività.
Una ricchezza che va quantificata per dare la giusta dignità a questi lavoratori.
Infine ribadiamo che per difendere i paesi di montagna dal depauperamento economico, sociale e civile non servano i lavoratori del Progettone ma un progetto organico fatto di infrastrutture, servizi e contributi mirati per sostenere quanti operano in quelle realtà poco attrattive per chi pensa solo al profitto (per la Cgil libera concorrenza) che deve coinvolgere non solo i negozi ma l’intera struttura produttiva delle valli.
Produrre e vendere in cima alla Val di Sole o in Primiero non è la stesa cosa che produrre e vendere nel fondo valle e per questo la politica provinciale, ma sopratutto il sistema distributivo della cooperazione, se questa parola ha ancora un senso dopo la vicenda Sait, dovrebbe farsi carico del problema.
USB del Trentino
Ezio Casagranda