NO TAV e l’Autonomia trentina
Sabato scorso a Trento si è svolta la manifestazione per l’autonomia promossa dallo Storico Lorenzo Baratter ma sostanzialmente suggerita dalla giunta provinciale. La manifestazione voleva essere un argine popolare contro i presunti attacchi all’autonomia trentina ritenuta – dal palazzo – “autonomia speciale” naturalmente intesa come: “nessuno mi può giudicare, nemmeno la stampa nazionale”.
Nonostante la fitta campagna promozionale, dai mass media agli sms a tutti i consiglieri dei comuni trentini si è rivelata per quel che era: una manifestazione del potere, calata dall’alto e che in termini di partecipazione si è rivelata un flop.
I partecipanti al presidio NO TAV di piazza Duomo hanno deciso di contestare questa prova di forza del potere presentandosi alla manifestazione dietro uno striscione che diceva: “TAV, base militare, Metroland, inceneritore? E’ questa la vostra autonomia?” uno slogan che nel contrastare la politica delle grandi opere fatte proprie da questa provincia poneva un serio interrogativo sul senso e sul ruolo dell’autonomia trentina.
Perchè se un giornalista critica il modo con cui vengono spesi (sperperati) i soldi da parte della giunta provinciale vien additato come nemico dell’autonomia?
Un modo di pensare che mi ricorda tanto un certo Silvio quando sosteneva che chi criticava il governo era nemico dell’Italia.
A chi serve questa autonomia, se sulle grandi questioni sociali, dai beni comuni al modello di sviluppo, questa giunta si comporta come quella Lombarda o di qualsiasi altra regione a statuto normale?
L’autonomia deve ritornare ad essere sinonimo di partecipazione attiva dei cittadini di difesa del territorio e della sua cultura e non strumento dietro il quale nascondere politiche clientelari e nuove forme di distribuzione della ricchezza come nel caso del TAV o dell’acqua.
Non è casuale che la Giunta Dellai sia paladina del Tav del Brennero (senza nessun coinvolgimento reale dei cittadini) che è un’opera devastante, per l’ambiente, per il territorio, per le falde acquifere oltre che per il bilancio provinciale i cui costi (vedi i costi indipendenti di quest’opera) cadranno sul nostro futuro e su quello dei nostri figli. Il TAV infatti è ormai diventato un nuovo strumento di redistribuzione della ricchezza dove i costi vengono scaricati sul pubblico (come nel Meggello) ed i profitti vengono intascati dai privati.
Progetta Metroland, costruisce l’inceneritore, finanzia un nuovo una base militare come quella di Mattarello finanzia un nuovo (non necessario ospedale) mentre introduce i ticket al pronto soccorso, taglia le risorse per il “progettone”, per l’assistenza e per gli investimenti.
Ma questa giunta, sempre a proposito di autonomia, nel mentre continua con operazioni immobilistiche che fanno arricchire i soli noti, aggira il referendum sull’acqua attraverso la Spa pubbliche negando una reale partecipazione dei cittadini alla gestione dell’acqua, anche sulla scuola ha in progetto una riforma copiata da Formigoni che introduce la chiamata diretta (clientelare) dei professori in sostituzione della graduatorie.
Per questo davanti a questa situazione non appare fuori luogo sostenere che sabato in piazza i veri autonomisti erano i NO TAV i quali rivendicano un nuovo modello sociale partecipativo.
Ezio Casagranda