Provincia e la tassa nascosta
Ma davvero in Trentino la nostra autonomia viene utilizzata per individuare soluzioni innovative sui temi del lavoro, del welfare e dei beni comuni?
Se prendiamo le scelte fatte dai due principali comuni del Trentino (Trento e Rovereto) sul tema della ripubblicizzazione dell’acqua o l’accordo separato del pubblico impiego, la risposta non può che essere negativa.
Per quanto riguarda il lavoro, la Provincia ha scelto la linea dei tagli lineari, come le altre regioni d’Italia, sia per i lavoratori del “progettone” che per i dipendenti pubblici.
Nell’assemblea organizzata nei giorni scorsi dalla FP Cgil per spiegare ai lavoratori del pubblico impiego i motivi della mancata firma sul rinnovo del Foreg dei pubblici dipendenti per gli anni 2013, 2014 e 2015, è emerso che la Provincia, per il tramite dell’Apran, ha imposto un nuovo tributo per finanziare la sanità integrativa.
Un prelievo nascosto dietro la voce “trattenuta per finanziare la sanità integrativa” e quindi un balzello non rilevabile dalla voce trattenute. Si tratta effettivamente di un’imposta, cioè di un tributo forzoso che ciascun lavoratore deve pagare per un servizio che non ha nemmeno chiesto.
Bene ha fatto la FP Cgil a non sottoscrivere quell’intesa, che inoltre ribadisce il blocco del rinnovo del CCPL (la perdita del potere di acquisto a partire dal 2010 è in media di circa 110 euro mensili) e sancisce la diminuzione degli stanziamenti per il finanziamento del Foreg a partire dall’anno 2014.
Quanto emerso dall’assemblea dei lavoratori della FP Cgil richiede alcune riflessioni sulla sanità integrativa e sulle politica di austerità.
Sulla sanità integrativa la scelta della Provincia, purtroppo suffragata da un accordo interconfederale mai discusso con i lavoratori, spinge verso la privatizzazione della sanità e alla copertura dei costi attraverso un sistema “assicurativo” di tipo americano.
Nel mentre il sindacato confederale trentino fa a pezzi la solidarietà fra generazioni, fra occupati e disoccupati (infatti la sanità integrativa protegge solo gli occupati), fra giovani e anziani, la Provincia prepara un sistema sanitario privatistico ed escludente in barba al diritto universale del diritto alla salute.
Nessun sindacalista si è premurato di spiegare ai lavoratori per quale ragione il sindacato si sia avocato la responsabilità di gestire unilateralmente parte del salario di ciascun lavoratore. Inoltre se fosse stato necessario finanziare ulteriormente il servizio sanitario per allargare la tipologia di prestazioni, per quale ragione non si è pensato di finanziarla aumentando il prelievo ai ricchi e destinando le risorse solo ed esclusivamente alle casse pubbliche, impedendo quindi il costoso ed inutile trasferimento delle risorse a società di gestione del risparmio?
In nome della sussidiarietà si crea un nuovo carrozzone i cui costi saranno ancora una volta sulle spalle dei lavoratori e che servirà a finanziare qualche società di gestione dei risparmi che si preoccuperà di investire i fondi raccolti unilateralmente per produrre profitto per conto dei soggetti titolati a trattare l’operazione.
La seconda riflessione riguarda le politiche di austerità chiamate eufemisticamente spending review. Infatti le uniche scelte chiare riguardano la certezza dei tagli sul lavoro con la riduzione del salario accessorio per i prossimi anni mentre restano nel vago i tagli ai costi della politica, agli sprechi ed alle consulenze, lasciando inalterato quel sistema di potere che come una piovra drena risorse dal lavoro e dal sociale per riversarle nei profitti dei soliti noti che da anni gestiscono il potere in provincia.
Ancora una volta i fatti dimostrano che i principali nemici dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati sono quei partiti che da troppi anni governano a livello provinciale e nazionale.
Ezio Casagranda