Quale politica per il nuovo governo?
I dati pubblicati in questi giorni sono allarmanti: due famiglie su tre sono in forte difficoltà economica, i consumi continuano a calare (-2,4% a gennaio), le imprese continua a chiudere mettendo sulla strada migliaia di lavoratori, milioni di pensionati sono costretti a vivere con una pensione di 500 euro mensili, i salari sono in caduta libera e la disoccupazione ha superato il 12% e quella giovanile si avvicina al 40% mentre le tariffe ed i prezzi dei servizi, dei generi di prima necessità continuano a crescere senza sosta le discussioni nel parlamento sembrano parlare un’altra lingua.
In relazione agli 8 punti di governo proposti dal PD rischiano di essere aria fritta se non vengono messi in discussione gli accordi che i governi precedenti hanno stipulato con l’Europa a partire dal fiscal compact e del pareggio di bilancio in Costituzione, caparbiamente voluto dal PD ed approvati quasi all’unanimità nel precedente governo.
Quei patti scellerati, sottoscritti nella totale disinformazione dei cittadini, impegnano il governo italiano ad una politica di austerità per oltre 20 anni nel tentativo di portare il debito pubblico, ormai schizzato al 127% del prodotto interno lordo (PIL) al 60%.
Sarà la troika, come ieri in Grecia ed oggi in Portogallo e Spagna, ad imporci una politica di austerità fatta di tagli allo stato sociale, ai diritti e da controriforme sul lavoro per drenare quelle risorse che serviranno a pagare i lauti interessi al sistema finanziario.
Per quanti non lo sapessero, con quei trattati viene dato alle autorità europee il potere di controllo sulle nostre decisioni e potranno addirittura correggere il nostro bilancio, se non sufficientemente austero e rigoroso, esautorando di conseguenza lo stesso parlamento italiano.
Nei punti di Bersani, ma nemmeno in quelli di Grillo vedo una scelta chiara di messa in discussione di questi vincoli, furbescamente ignorati in una campagna elettorale, ma che purtroppo, faranno sentire tutto il loro carico devastante nel prossimo futuro.
Questa sarà purtroppo l’amara medicina che i cittadini dovranno ingoiare, sia che si faccia un governo (a guida bersani, tecnico, di scopo, di transizione o con Monti in prorogazio) o che si vada ad elezioni anticipate.
Quindi una vera politica economica alternativa a quella dei governi precedenti (Berlusconi e Monti) passa obbligatoriamente per la messa in discussione di questi trattati che nei fatti hanno commissariato il nostro paese.
Nessuno può illudersi che l’uscita da questa crisi passi attraverso l’accettazione di compatibilità o, peggio, di assunzione di responsabilità che non ci competono. I cittadini devo prendere coscienza ed andare oltre i semplici atti di protesta, togliendo ogni forma di delega per avviare una stagione di lotta che abbia la centro un altro mondo fondato sulla dignità del lavoro, sulla difesa dei beni comuni e non sulla finanza delle banche.
Ezio Casagranda