Reddito di cittadinanza e bassi salari
Dalle chiusure domenicale al reddito di cittadinanza i padroni non smettono di fare lotta di classe ed utilizzare questa fase per ridurre diritti, salario e stato sociale.
E’ bastato che in parlamento fosse depositata una preposta di legge che riduce a 26 le domeniche ed a 4 le festività di apertura dei negozi che la Confcommercio, seguita in alcuni casi anche da qualche associazione che vorrebbe tutelare i consumatori (sic!), lanciasse i suoi strali contro il libero mercato e facendo presagire disoccupazione di massa e cali dei fatturati come conseguenza di questa norma.
Poco importa a questi signori se le condizioni dei lavoratori del commercio sono costretti turni massacranti potrebbero fruire di qualche domenica in famiglia, poco importa se la liberalizzazione ha portato alla riduzione del personale nelle grandi aziende (vedi Sait) o alla chiusura di migliaia di negozi in Italia. A loro interessa il profitto delle grandi multinazionali le uniche a guadagnare dalla liberalizzazione selvaggia degli orari nel settore del commercio.
Ora Confindustria si lancia contro il reddito di cittadinanza (RDC) che, a suo dire, essendo pari al salario medio percepito dagli under 30 che lavorano, fungerebbe da freno per la ricerca di un lavoro.
Senza entrare nel merito del provvedimento, su cui nutro molte perplessità in quanto il suo funzionamento nella pratica rappresenta uno strumento di controllo e di ricatto sui disoccupati per farli accettare qualsiasi lavoro, anche se sottopagato.
Ciò detto ribadisco che non è il reddito di cittadinanza ad essere troppo alto, sono i salari che sono troppo bassi, sia rispetto alla media europea che rispetto al costo della vita e quindi Confindustria, le confederazioni sindacali e la politica in generale dovrebbero porsi il problema di come aumentare i salari dei giovani lavoratori anche al fine di fermare il loro esodo verso altri paesi europei dove l’impresa, per aumentare la produttività, punta a nuovi investimenti e non sui bassi salari come avviene in Italia.
Il problema dei bassi salari purtroppo è una questione che non riguarda solo i giovani sotto i 30 anni ma un numero altissimo di lavoratori di età superiore o interi settori come il pulimento, le colf, ecc.
Davanti a questo scenario, dove Confindustria e anche Boeri dell’Inps, ammettono che in Italia i salari sono troppo bassi, tanto da rasentare un sussidio, continuare a puntare, come fanno Cgil Cisl e Uil, sul welfare anziché sull’aumento dei salari e sulla difesa dello stato sociale appare sindacalmente demenziale.
Come USB Lavoro Privato intendiamo dare battaglia in questa fase dei rinnovi dei Contratti Nazionali a partire da quello dei metalmeccanici nella convinzione che sia sempre più indispensabile invertire la rotta e far diventare il contratto nazionale uno strumento per redistribuire salario e ridurre l’orario di lavoro come presupposto per migliorare condizioni di lavoro e aumentare l’occupazione.
Più salario, meno orario uguale più diritti e più occupazione.
P USB Trentino
Ezio Casagranda