Diritti e reddito: una sola lotta
Credo sia importante che a fianco della raccolta firme per ripristinare l’articolo 18, violentato dalla Riforma Fornero, e per abolire l’articolo 8 dell’ultima manovra del Governo Berlusconi, che di fatto cancella il contratto collettivo nazionale di lavoro sia necessario aggiungere anche la raccolta firme per la proposta d legge finalizzata alla creazione di un reddito minimo garantito a tutti e slegato dal lavoro.
La raccolta firme per i due referendum serve per combattere le politiche del governo Monti che, in esecuzione dei diktat della troika ha demolito i diritti del lavoro attraverso l’attacco allo Statuto dei lavoratori e la progressiva cancellazione del contratto nazionale da sostituire con i contratti aziendali e/o di settore (vedi Fiat e NTV di Montezemolo) e che con il ricatto del debito pubblico si appresta alla svendita dei beni pubblici, la privatizzazione delle risorse e i tagli al welfare.
Ma dobbiamo avere presente che, anche a causa di vent’anni di berlusconismo, l’Italia è oggi un paese sull’orlo del disastro sociale, un default che sta dimostrando con sempre maggiore chiarezza la necessità di una nuova politica redistributiva e l’importanza, cosi come definito in molti testi e risoluzioni europee, della misura del reddito minimo garantito. L’Italia, assieme alla Grecia sono gli unici due paesi europei a non avere un legge riguardante il reddito garantito per chi si trova senza lavoro.
Ritengo che ogni individuo abbia il diritto, anche se non trova lavoro, ad una vita dignitosa senza essere costretto a mendicare un tozzo di pane.
Si tratta quindi di una scelta di civiltà ma anche di dare ai cittadini uno strumento in grado di difenderli dalle logiche clientelari e dal ricatto del lavoro nero e sottopagato in la garanzia di un reddito diminuisce la ricattabilità individuale, la dipendenza, il senso di impotenza di lavoratori e lavoratrici nei confronti delle imprese.
Anche nel nostro paese la definizione di un reddito minimo garantito e deve essere inserita nell’agenda politica di questo paese e divenire, assieme al tema dei diritti sul lavoro, della democrazia e dei beni comuni elemento centrale per la prossima campagna elettorale.
Una battaglia generale per il reddito e per il lavoro per dare una base economica sotto la quale nessuno deve più stare.
A quanti ci diranno che questo non è possibile per gli alti costi (si parla di 30/35 miliardi annui) rispondiamo che basterebbe ridurre le spese militari (16 miliardi) ridurre gli sprechi della politica, combattere l’evasione fiscale (stimata in circa 100 miliardi annui) per recuperare risorse sufficienti a sostenere i costi del reddito minimo garantito e per dare un welfare di qualità ai cittadini italiani.
Anche senza chiamare in causa il debito pubblico le risorse si possono trovare. Basta invertire l’agenda Monti iniziando a colpire i grandi patrimoni, le grandi speculazioni, la grande corruzione su cui oggi una fetta enorme della criminalità organizzata continua a fare profitti.
Ezio Casagranda