Rilanciare il sistema sociale pubblico
Leggo che il segretario della Cgil del Trentino cita Bismarck (si va in pensione un anno dopo quello dell’aspettativa di vita media ) in risposta all’analisi del professor Cerea, per convenire con lui che le pensioni dovranno esser ancora peggiorate
Premesso che le analisi del professore Cerea sulla non sostenibilità dell’attuale sistema , non solo non mi convincono, ma come le buste arancio di Tito Boeri sono semplicemente un assist alle previdenza privata integrativa.
Non è causale che questi grandi soloni dopo la previdenza ci hanno spiegato che anche il sistema sanità è in difficoltà e ci propugnano sanifond nel tentativo di giustificare la scelta delle multinazionali di privatizzare lo stato sociale. Salute, cultura, trasporti ecc da servizi vengono trasformati in profitto.
Per questo da anni i vari governi, e quello di Renzi in particolare, hanno tagliato le spese sociali ed assistenziali, hanno ridotto le risorse per la sanità, la ricerca, la scuola, i trasporti, ecc. hanno portato a circa 18 milioni le persone a rischio povertà per sostener ei processi di privatizzazione dello stato sciale.
Allora più che inventarsi nuovi sillogismi come la “pensione di garanzia” è necessario battersi per una pensione pubblica dignitosa e quindi la sinistra, ma in particolare il sindacato, prenda coscienza che difronte a questo enorme processo di privatizzazione dei servizi sociali la pratica sindacale della riduzione del danno, delle politiche consociative e di sussidiarietà a gestione sindacale/cooperativa è fallimentare.
Dagli scandali sulle case popolari alla gestione di pezzi del sociale, fino al ruolo di grimaldello dei diritti dei lavoratori svolto dalla cooperazione sono l’esempio di come queste politiche, altro non fanno, che dare dignità alla politica di rapina dei diritti sociali praticata dai nuovi padroni del welfare.
Per questo bisogna invertire la rotta, pericolosa e corrosiva, della gestione del welfare privato e aziendale per rilanciare un nuovo sistema di tutele sociali, pubblico, efficiente e garantito a tutti a prescindere dal reddito, dal lavoro e dal censo.
Bisogna prendere atto che le politiche sul lavoro imposte dall’Europa, dalla riforma delle pensioni al jobs act, dalle privatizzazioni allo smantellamento dei diritti colletitvi, non hanno sortito gli effetti promessi, (in barba alle analisi dei grandi economisti) ma al contrario hanno generato una situazione di invecchiamento degli occupati – con effetti negativi su formazione e produttività – e, mentre il 40% dei giovani resta disoccupato continuano ad aumentare disuguaglianze e povertà.
Infatti, mentre governo e parti sociale, anziché puntare su ricerca e innovazione, puntano al welfare aziendale ed alla riduzione del costo del lavoro, cresce il numero di imprese che operano spesso con modalità “irregolari se non malavitose”.
Va rilanciato il sistema pubblico, sia dal punto di vista produttivo che sociale, spostando risorse della politiche del “grande spreco” (vedi TAV, grandi opere, banche, spese militari, speculazioni finanziarie, ecc) per investirle sul territorio, nella sanità, nella ricerca, nel reddito, nel risparmio energetico e nelle fonti alternative, nella formazione, nei trasporti, ecc. insomma in un grande progetto di sviluppo alternativo a quello capitalistico/finanziario imposto dall’Europa.
Se non si prende atto del fallimento di questo modello sociale il ruolo della sinistra e del sindacato sarà solo quello di supporto alle nuove politiche di una globalizzazione che vede aumentare in modo esponenziale il dominio delle multinazionali (chiamate erroneamente mercato) sui vari governi e sui vari stati distruggendo ogni forma di dissenso polito sociale che metta in discussione il neoliberismo.
Non esiste il capitalismo temperato, esiste solo il capitalismo che si organizza in base ai soli rapporti di forza e, quindi se necessario, non esita a cancellare ogni forma di democrazia sostanziale.
Ezio Casagranda