Se il dissenso ha cittadinanza solo in Russia…
Quando il servilismo viene scambiato per la “libertà di stampa” la democrazia è in pericolo
Per i nostri giornalisti mainstream della carta stampa e della televisione il dissenso deve essere tutelato solo in Russia non in Italia dove chi dissente e manifesta contro un’opera distruttiva dell’ambiente e delle finanze pubbliche può essere condannato, assieme ad altri 11 attivisti a 2 anni di reclusione senza che tale notizia merita, non dico la prima pagina o i titoli dei vari Tg, ma nemmeno viene data come notizia.
Infatti mentre i nostri mass media (cartacei ed in video) salvo qualche rara eccezione, si stracciano le vesti e giustamente protestano per il fermo temporaneo del blogger russo, dimenticano volutamente che il tribunale di Torino ha condannato in primo grado Nicoletta Dosio e altri 11 attivisti No Tav rei di aver manifestato lungo l’autostrada della val susa dopo che Luca Abbà inseguito dai carabinieri fin sopra un traliccio, era caduto da traliccio a causa dell’alta tensione.
Una manifestazione pacifica, contro la militarizzazione del cantiere, che il tribunale di Torino ha trasformato in una serie infinita di contestazioni che si sono tradotte in questi due anni di reclusione
Una sentenza che ha trasformato un presidio al casello di Avigliana dell’autostrada A32, ai tempi del governo Monti, in un reato grave da arrivare ad una pensante condanna.
A Nicoletta e agli altri 11 attivisti No Tav va quindi tutta la nostra solidarietà e la nostra stima e vicinanza perché oggi essi rappresentano tutti noi e non solo la Valsusa.
Solidarietà ai condannati, vergogna per un’informazione succube e prona al potere. Vergogna per un’informazione pronta a mettere in campo una massiccia campagna per denunciare (giustamente) le violazioni delle libertà individuali e collettive nei paesi non allineati agli Usa e l’Eurpa a trazione tedesca, ma che stranamente verso la pesante condanna di Nicoletta usa la censura per cancellare il dissenso.
Una stampa che finge di non vedere le violazioni delle libertà avvenute sabato 25 a Roma dove 120 cittadini sono stati sequestrati e lasciati sotto il sole per oltre 7 ore senza motivo alcuno o come oggi in Puglia (Melendugno) dove la polizia con inaudita violenza ha caricato i manifestati, compresi i sindaci dei comuni locali, che si stanno opponendo all’espianto degli ulivi per la realizzazione del gasdotto chiamato Tap.
Come ad Avigliana, a Roma o a Melendugno il governo Gentiloni usa i manganelli della polizia (sempre in tenuta antisommossa) per difendere gli interessi ed i profitti dei privati e quindi reprimere ogni forma di dissenso, ogni manifestazione messa in campo da cittadini, lavoratori o contadini che protestano contro queste scelte scellerate e devastanti per l’ambiente e per lo stesso territorio.
Nella vicenda del Vallo Tomo a Mori, si è visto come la stampa informa i cittadini sulle posizioni in campo. Infatti un il direttore del giornale L’Adige non ha esitato a paragonare pacifici cittadini – che protestavano per sicurezza e coinvolgimento nelle scelte fatte dal comune di Mori a tutela del territorio – a dei violenti e fanatici portatori di violenza contro le istituzioni democratiche .
Questi fatti dimostrano che, se l’Italia – a livello mondiale – si trova al 77mo posto in materia di libertà di stampa, la cosa non è ne casuale ne priva di fondamento.
La strada è ancora lunga ma noi non intendiamo demordere dalla nostra battaglia in difesa delle libertà e della democrazia.
Ezio Casagranda