Si può vivere anche senza le aperture domenicali dei negozi.

I paesi del Nord Europa chiudono le domeniche ed in alcuni casi anche il sabato pomeriggio e nessuno lamenta l’impossibilità di fare la spesa a causa di queste chiusure.
M qui siamo in Italia punta del liberismo sul versante della distruzione dei diritti dei lavoratori. Ha iniziato Berlusconi senza grande successo, poi aiutato dallo spread Monti e Fornero hanno assestato un duro colpo ai diritto del lavoro. Ha terminato il lavoro sporco Renzi tramite il jobs act e altre liberalizzazioni in materia di contratti a termine.
Ora Di Maio riporta alla ribalta, dopo la mini riforma del decreto dignità, il tema dello sfruttamento del lavoro domenicale nel settore del commercio.
Abbiamo già scritto i motivi della nostra contrarietà alla aperture domenicali che penalizzavano inutilmente i lavoratori del settore ma anche i piccoli negozi e quindi ben venga una norma che riduce drasticamente le aperture domenicali nel settore..
A chi si riempie la bocca con la parola occupazione ricordo che in pochi anni migliaia di negozi hanno chiuso, l’occupazione complessiva del settore è calata, come è calato il potere di acquisto dei salari nel commercio mentre è aumentata solo la precarietà e l’insicurezza di questi lavoratori.
Come USB ci siamo sempre schierati contro la liberalizzazione selvaggia del lavoro domenicale nel commercio imposta dal governo Monti e avvallata dai sindacati complici cgilcisluil con uno scambio contrattuale fra diritti e salario nei vari contratti nazionali trasformando, in nome della concertazione, il lavoro domenicale in un obbligo che l’azienda può esigere anche nei confronti di chi non ce l’ha nel contratto di assunzione, oltretutto creando un danno economico al lavoratore.
Nulla hanno fatto contro il decreto “Salva Italia” del governo Monti che è servito solo ad aumentare lo strapotere dei grandi gruppi della Distribuzione Organizzata nei confronti dei lavoratori ma anche dei piccoli negozi di montagna e/o di periferia.
Ora ci aspettiamo dal vicepremier Di Maio un atto di coraggio politico per ridurre drasticamente le aperture domenicali nel commercio prevedendo solo aperture a rotazione come oggi avviene per le farmacie che, ricordo, è un settore più importante che il negozio di vestiti.
Inoltre invitiamo il governo, se mai avrà il coraggio di sfidare le lobby della grande distribuzione e dei consumatori, di evitare che le aperture domenicali possano essere derogate dalla contrattazione collettiva in quanto, la storia di questi anni ci lo insegna, i confederali sono sempre disposti – per un posto al tavolo negoziale – a derogare in peggio la legge e quindi far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta.
Per noi la riduzione delle aperture è un atto che da dignità al lavoro nel commercio in quanto i lavoratori potranno passare qualche domenica con i loro cari e un atto di buon senso per cercare di porre un argine al consumismo sfrenato a cui vorrebbe sottometterci l’etica neoliberista.
In ogni caso, il lavoro domenicale rimane comunque un disagio per il lavoratore che deve essere retribuito con consistenti maggiorazioni salariali e di riduzione di orario settimanali per avere maggior tempo libero e creare occupazione.

p. USB Trentino
Ezio Casagranda

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2 commenti

  • alan

    a dire il vero ho lavorato in inghilterra negli anni 2000-2002 per una catena di negozi ( tesco, ma ve ne sono altre ) i cui orari sono: 24 ore al giorno x 364 giorni all’ anno. chiuso il giorno di natale.

  • Ezio

    Il lavoro deve servire per vivere non si deve vivere per lavorare e cosi la spesa si può fare durante la settimana e di giorno così come è satata sempre. Questa logica dei negozi sempre apeerti è figlia di una concezione consumistica della vita e piano paino ci trasforma da cittadini a consumatori.

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