Siamo tutti Valsusini
Dopo quanto successo a Luca “caduto” da un traliccio dell’alta tensione – a causa dell’intervento brutale delle forze di polizia – dove era salito per difendere il suo terreno ed il suo lavoro, in tutta Italia è scattata immediata la protesta dei cittadini in solidarietà con quanto sta accadendo in val di Susa e contro l’azione repressiva di esproprio dei terreni manu militari da parte delle forze dell’ordine.
Grande è stata la solidarietà e la mobilitazione in tutte le città italiane ed anche Trento, oltre 150 persone hanno dato luogo ad un presidio in piazza Duomo dal quale è partito un corteo fiaccolata fino davanti alla stazione ferroviaria ed alla provincia.
Davanti alla stazione ferroviaria il corteo si è fermato per circa un’ora per informare i cittadini di quanto accaduto in Valsusa e della necessità di rilanciare anche in Trentino la lotta contro il Tunnel del Brennero e il progetto di Alta Velocità Monaco Verona. Un progetto che Dellai si è ben guardato da discutere e dibattere con la popolazione trentina. Anzi anche gli stessi comuni o non sono stati informati o hanno avuto un’informazione parziale e di parte.
I vari interventi che si sono succeduti durante la serata – oltre a rimarcare la solidarietà a Luca sperando in una sua pronta guarigione – hanno ripreso il tema dell’assurdità di quest’opera e dai costi sociali ed ambientali insostenibili.
Molti hanno giustamente criticato il cinismo delle forze dell’ordine e di quanti, anche in presenza di un ferito gravissimo come Luca, abbiamo iniziato i lavori di scavo. Un cinismo che non si è fermato nemmeno davanti ad un moribondo.
Ma forse non di semplice cinismo si tratta, ma un preciso messaggio che il capo della polizia ha voluto mandare ai cittadini della Valsusa: I lavori del TAV non si fermano nemmeno davanti ai morti.
Inoltre non può essere un caso che dopo la grande manifestazione di sabato, coperti da qualche prefetto e magistrato, lo Stato abbia deciso, con l’arroganza e la tracotanza di un potere antidemocratico, di procedere con gli espropri e con l’espugnazione di baita Clarea.
La lotta della Valsuna e la lotta di tutti noi e la repressione messa in campo per lo sgombero di Baita Clarea non piegherà la determinazione del popolo valsusino e sarà di sprone per molti di noi ad un maggiore impegno nella lotta contro il TAV e le grandi opere in generale.
Il TAV prima che un’opera disastrosa per l’ambiente, il territorio e le casse dello Stato, è un sistema di potere che attraverso il “General Contractor” ridetermina i parametri per la redistribuzione della ricchezza in Italia.
Un sistema dove lo Stato fornisce le garanzie alla banche ed i privati liberi da ogni controllo, attraverso i meccanismi di appalto e subappalto, intascano enormi profitti i cui costi vengono scaricati sulla collettività come successo con il Mugello.
Infatti non è casuale se un Km di TAV in Italia costa 3 volte tanto che nel resto d’Europa.
La manifestazione di oggi a Trento è stato un momento importante di solidarietà con Luca e la Valsusa ma io credo anche di una nuova presa di coscienza della cittadinanza trentina.
Davanti a questo scempio della democrazia e del diritto (non sono state nemmeno rispettate le norme giuridiche sull’esproprio) anche Trento si stanno svegliano le coscienze da troppo tempo intorpidite dalle politiche di mitigazione marcate Dellai Durnwalder.
Il Coordinamento No Tav trentino ha organizzato per sabato 5 maggio una manifestazione provinciale per contestare il progetto TAV che passa sul nostro territorio mettendo in discussione moltissime falde acquifere e che si configura come un vero e proprio salasso per le finanza provinciali. Chiediamo che la provincia, anziché sperperare i soldi in questi progetti tanto faraonici quanto inutili utilizzi quelle risorse per migliorare lo stato sociale, la ricerca, un nuovo modello di sviluppo che punti all’innovazione, alla ricerca e sul risparmio energetico.
Ezio Casagranda