Stiamo andando verso una nuova schiavitù?
Reintrodurre la schiavitù è o no un’opzione per la società moderna?
Questa è la domanda che, sul giornale il Sole24ore del 26 gennaio scorso, si pone Enrico Verga in un lungo articolo dove la questione veniva posta anche in termini interessanti senza però mai affrontare il nocciolo della questione che si chiama sistema neoliberista.
Senza la sconfitta dell’ideologia neoliberista, che ormai pervade le masse dei cittadini, intellettuali, politici, giornalisti, economisti ecc. le nuove e sofisticate forme di schiavitù saranno in breve tempo una tragica realtà.
Infatti, anche se le catene non sono visibili ( come nell’impero romano) le nuove forme di schiavitù sono già presenti nella nostra vita quotidiana, sono il perno su cui il sistema capitalista punta per garantire all’impresa la totale libertà di azione cancellando ogni forma di controllo sociale per sostituirla con la sola regola del mercato.
Purtroppo queste nove forme di schiavitù avanzano non utilizzando forme di repressione sociele o sistemi dittatoriali ma sono il frutto di scelte individuali, come il ricorso alla aprtita iva, o frutti di accordi sindacali o per legge dello stato.
Cos’è se non la strutturazione di nuove forme di schiavitù l’accordo sul lavoro gratuito all’Expo a Milano, il jobs act o l’alternanza scuola lavoro?
Nell’impero romano scrive l’articolista uno schiavo aveva diritto a un alloggio, cure mediche, vitto e molti schiavi ricevevano anche della formazione. Oggi purtroppo nell’impero della globalizzazione nella sola Europa sono decine di milioni quei lavoratori che non ricevono ne un salario adeguato o benefit come casa, vitto e alloggio e quindi dal punto di vista economico questa globalizzazione ci ha riportati indietro peggiorando le condizioni di lavoro tanto da renderlo, per alcuni versi, peggiore delle forme di schiavitù presenti all’interno dell’impero romano.
Qualche tifoso della globalizzazione obietterà che allora gli schiavi avevano le catene ed erano a completa disposizione del lor padrone ed erano oggetto di compravendita fra padroni.
Ogni persona, anche se finge di non vedere, sa benissimo che il cellulare, il tablet o i sistemi di controllo sulle autovetture aziendali sono delle vere catene virtuali (autorizzate dal jobs act) che legano il lavoratore al padrone e permette al padrone di conoscere in ogni momento i movimenti del proprio “nuovo schiavo”.
Cosa sono le delocalizzazioni se non una forma moderna di compravendita dei lavoratori?
Il padrone chiuede la produzione in Italia e si libera di questi lavoratori per aprire in altro paese dove “acquista altri lavoratori a minor prezzo”. Cambia il sistema di compravendita ma non il risultato.
Quindi per chi avrà il coraggio di aprire gli occhi sulla realtà che lo circonda vedrà che le catene esistono, sono resistenti e sempre presenti nella vita quotidiana.
Purtroppo il signor Arrigo Verga nel suo articolo evita abilmente di affrontare il problema globalizzazione e assenza del ruolo sociale dello Stato. Dimentica il ruolo che l’Europa sta giocando per la distruzione dei diritti e di ogni forma di tutela del lavoro e delle tutele sociali frutto delle lotte e emancipazione dei secoli passati.
Il terzo millennio, se non si rompono i vincoli europei e le catene finanziarie che legano ogni anelito di libertà reale dei cittadini, sarà un drammatico ritorno al passato dove le nuove famiglie ”patrizie” (il famoso 1% della popolazione) supportate da istituzioni servili e politicanti corrotti avranno a disposizione i nuovi schiavi (il restante 99%).
Ezio Casagranda .
Ottimo articolo di Ezio, che condivido da cima a fondo per le esatte analisi sociologiche e politiche.
La schiavitù di chi possiede solo la merce lavoro è insita nell’essenza del sistema di produzione CAPITALISTICO, che, utilizzando i mezzi finanziari e tecnologici messi a disposizione dalla Scienza, ha pienamente realizzato le potenzialità fatte intravvedere dall’IDEOLOGIA NEOLIBERISTA.
Il sistema del libero mercato, avendo eliminato tutti gli altri sistemi socio-economici: fascismo, comunismo e cristianesimo- sta’ trionfando fuori e dentro le coscienze, si appresta a gettare la maschera della democrazia politica e a presentarsi col suo vero volto: quello essenziale dell’ imperialismo e dello schiavismo.
E non ha bisogno di legittimazione giuridica e morale, perché agisce indisturbato in quel terreno intermedio fra la dissoluzione dello Stato Nazionale e un lontano ma nebuloso Governo Planetario.
Governo che necessariamente andrà fatto, pena la prossima distruzione dell’ambiente e dell’uomo, come antopologicamente finora concepito.
Ma dovrà essere un Governo democratico, e non a immagine e somiglianza dei nuovi SACERDOTI del DIO DENARO, come già si intravvede nelle istituzioni della TROIKA: Commissione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale.
La civiltà dei Greci e dei Romani si fondava sulla schiavitù per la produzione dei beni materiali, e così permettere ai ricchi e potenti di dedicarsi all’ozio, alle arti e alle armi.
Oggi, come ben evidenzia Ezio, le catene della schiavitù, anziché basate sulla coercizione materiale, sono ben più sofisticate e legate al ricatto economico e finanziario.
La parola che sintetizza tutte queste sottili ma potentissime catene è:
CONSUMISMO.
I partiti che si presentano alle elezioni, che siano consapevoli o meno, dall’estrema sinistra all’estrema destra, di fatto sono complici del SISTEMA e impediscono ancora per un po’ che cada la maschera della democrazia politica.
Della quale non ci interessa più un cazzo!
Noi vogliamo la democrazia economica!
Le libertà civili senza un soldo in tasca le buttiamo nel cesso.
Il gesto politico autenticamente rivoluzionario è:
il 4 marzo disertare le urne dei morti!!
Ho letto molto volentieri il contributo di Ezio e il seguente scritto è solo per ribadire e puntualizzare alcun parti.
Oggi è anche peggio che nell’era dell’antica Roma, allora la schiavitù non era solo ad appannaggio dell’Impero, ma era un’istituzione presente nelle società barbare, orientali ecc. Da un certo punto di vista, e per certe categorie sociali, era un modo per sopravvivere ad un periodo storico molto duro rispetto all’attuale. Oltre agli schiavi dediti a lavori duri ed umilianti, vi erano categorie di schiavi “più fortunati”che nell’ambito romano riuscivano ad entrare a far parte della famiglia del patrizio e ne ricevevano dei parziali benefici e in caso di morte anche la libertà ed una rendita. Poi vi erano delle tipologie come i dediticii che, dopo essersi sottomessi all’impero con un cerimoniale, venivano deportati presso i latifondisti o ricevevano del terreno incolto dal quale trarre sostentamento e tasse per Roma. Le tipologie erano varie, ma fondamentalmente in linea con i tempi privi di comodità e con prospettive di vita che, in media, non arrivavano ai 35-40 anni. Sbarcare il lunario era difficilissimo e le prospettive occupazionali erano misere e sotto il livello di sopravvivenza anche per un legionario. Non parliamo poi di malattie ed infortuni, praticamente quasi tutti mortali.
Questa era l’antichità, non ne abbiamo la mentalità e possiamo giudicarla solo marginalmente in quanto viviamo in tempi moderni e da molti punti di vista migliori, da altri peggiori.
La schiavitù moderna è un totale obbrobrio, un aberrazione della civiltà, la negazione dell’umanità. Se può suscitare ripugnanza il trattamento antico, quello moderno può fare solo orrore.
Tutto ciò nasce da un profondo egoismo presente, non solo tra i vertici, ma anche ampiamente nella base popolare. Un egoismo sorto dalla scientifica sostituzione della solidarietà umana con il becero consumismo in cui il lavoro, oltre ad essere in parte complice in quanto artefice della creazione del bene, è vittima in quanto il bene prodotto è stato separato dalla sua funzione sociale per essere utilizzato solo per la finalità finanziaria di fare denaro, che non crea non più solo beni, ma altro denaro. L’uomo e i suoi bisogni sono divenuti delle entità sempre più obsolete e trascurabili per i potentati finanziari i quali pensano solo a dividersi sempre più ampi settori di speculazione e investimenti immateriali e in seconda battuta materiali concreti per loro.
In questo contesto l’informatica ha contribuito notevolmente alla trasformazione producendo servizi immateriali sicuramente utili, ma che alla fine sono dei mezzi per raccogliere il vero oro che mantiene in vita il sistema: le informazioni personali. Una volta in possesso di miliardi di informazioni si possono incrociare, vendere, analizzare e costruire i mattoni dell’inganno con le quali avviare la propaganda che conduce le persone verso le catene della nuova schiavitù.
Accecandoli con una propaganda mirata la gente non capisce cosa sia il bene ed il male nella quotidianità ed è facile dirigerla verso delle situazioni sociali ed economiche convenienti all’1% della popolazione mondiale ed ai loro leccapiedi. Pochi si pongono domande sul proprio stile di vita, da dove viene, chi ne soffre, chi ne gode, se è reale. Se un lavoratore viene pagato o meno, se ha diritti o meno, nel piccolo orticello noi viviamo e non ci curiamo degli altri in quanto i semi per sopravvivere vengono da fuori, da coloro che li detengono. Quindi il nostro orto è anche la nostra gabbia.
In ultima analisi la schiavitù moderna è peggiore di quella passata. Uno Spartaco poteva ribellarsi e vincere sull’Impero Romano con le armi e con l’astuzia. Dei Gracchi potevano incitare il popolo contro le inique riforme dei patrizi romani. Questo accadeva anche sino a non molto tempo fa, pensiamo ai Partigiani. Oggi la difficoltà non sta nel sapere chi è l’avversario, è abbastanza noto, il vero problema è riconoscere i suoi “legionari”. Direttamente o meno ci manipolano attraverso anche i nostri interessi e sentimenti e nel modo più bieco entrano in contatto con le nostre vite trasformandole a loro piacimento, indirizzandole e abbattendoci moralmente. La rinuncia alla lotta ne è un sintomo. Che tipo di lotta possiamo portare avanti in questo stato di cose?
Uno stile di vita dedito all’indifferenza che ha condotto, sino ad ora, una parte della popolazione italiana, europea e mondiale sulla strada della schiavitù. Si potrà tornare indietro…..?
Nicola Messina
Grazie a Nicola Messina per il pregevole contributo storico e sociologico.
A proposito di catene agli schiavi, avete sentito l’intenzione di Amazon Italia di dotare i dipendenti di braccialetti elettronici per controllarne i movimenti sul lavoro?
Il braccialetto non é una catena surrettizia, ma estremamente concreta, simile a quelle degli schiavi dell’Impero Romano.
Questo è solo l’inizio della crudele restaurazione del SISTEMA CAPITALISTICO a livello planetario.
L’abbiamo voluta la “Grande Democrazia Americana” ?
Dovremo ciucciarcela fino in fondo e forse per più generazioni.
Intanto sprechiamo energie per combattere i nemici morti nel 1945.
La lotta contro i morti mortifica.
Per diventare forti bisogna combattere contro i nemici attuali e potenti.
L’analisi socio-politica di Nicola Messina sulla moderna schiavitù (chiamiamo sempre le cose con il loro nome e gli eufemismi buttiamoli nel cesso) và a lungo meditata e approfonditamente.
L’ho letta ripetutamente, e ogni volta vi trovo dei motivi per chiarire e
interpretare lucidamente la situazione in cui tutti ci troviamo impantanati.
Meno male che c’è ancora qualcuno che tiene acceso il cuore e fa funzionare il cervello.
CATENE.
Braccialetti elettronici, vaccini obbligatori, carte di credito, moneta elettronica.
Alcune delle tante catene che il Potere Tecnologico-Finanziario delle Multinazionali impone per renderci tutti complici del SISTEMA, e per ridurre i lavoratori al livello di schiavi.
Difronte alla onnipotenza dei nuovi sacerdoti sovranazionali del Dio Danaro, le dichiarazioni di resistenza dei burattini “politici” nostrani fanno pena, perché del tutto impotenti.
Qual’e’ la tecnica usata dai nuovi schiavisti?
Quella del marketing, cioè della graduale, lenta e impercettibile ASSUEFAZIONE.
Per ora Amazon recede.
Ma vedrete che tornerà alla carica e fra non molto la nuova catena verrà subita dai lavoratori con rassegnazione.
Il cervello umano con il tempo e la ripetizione si ASSUEFA’ a tutto.
È la tecnologia e il Sistema di produzione Capitalistico che lo esige.
Che fare?
RIBELLARSI!
Individualmente e subito.
RIVOLUZIONE.
Se non economica, sociale e politica, una rivoluzione è possibile qui e ora.
Quella LINGUISTICA.
Incominciamo a buttare nel cesso, come si merita, ogni ipocrisia verbale:
eufemismi, buonismi, edulcoramenti e il parlare politicamente corretto.
Sì sì, no’ no’, pane al pane e vino al vino.
E, dove ci sono, usiamo parole italiane e non quelle imposte dagli imperialisti e schiavisti a stelle e strisce.
La prima ed essenziale ribellione, ancora prima dell’azione, si fa’ a partire dal pensiero e dalla parola:
“Pensare altrimenti”, come suggerisce il giovane e già grande filosofo Diego Fusaro.
E poi parlare altrimenti.
BASSA POLITICA.
Ultimo sondaggio (IXE per Il Giornale – 1 febbr. 2018).
% trend
Mov5☆ ………………..28,7 ……………………… ~
PD ………………………….22,0 ………………………-
Piu’ Europa …………….2,6 ………………………+
Civica Popolare ……..0,8 ………………………..
Insieme ……………………0,4 ………………………..
Forza Italia …………….17,0 …………………….~
Lega ………………………..11,5 …………………… –
Fratelli d’Italia …………4,3 …………………… –
Noi con l’Italia/UDC ..2,0 ……………………. +
Altri centro-dx …………0,5 ……………………….
Liberi e Uguali …………7,3 …………………… ~
Altri ……………………………2,9 ……………………….
Totale centro-dx ………….35.3 …………………
” ” sx ………….25,8 ………………..
Divisione perfettamente tripolare. Ingoverabilita’ certa.
Il Mov5☆ spariglia le carte del gioco democratico, ed è involontario induttore di caos istituzionale.
Non solo non può governare da solo, ma impedisce di farlo agli altri partiti.
Che fare?
Il 4 marzo il sottoscritto diserta convintamente le urne dei morti.
Ma chi è ancora affezionato alla farsa del voto, opti almeno per gli inconsapevoli utili idioti:
i DIMAIALINI.
IL PROBLEMA RAZZIALE.
Il problema esiste solo nei cervelli incolti e fanatici degli individui ideologicamente orientati.
Sia a destra, con il concetto della superiorità della razza bianca, sia a sinistra, con la negazione tout-court di razza, parola che si vorrebbe stupidamente cancellare dalla Costituzione.
Propongo un approccio scientifico.
Le razze esistono e sono il risultato del lavoro di milioni di anni attraverso la mutazione genetica e la selezione, di cui la natura si serve per l’adattamento, all’interno di una specie, di intere popolazioni a determinati ambienti.
È la benefica biodiversita’.
Perché non dovrebbe valere anche per l’animale uomo?
Non esistono razze superiori o inferiori, ma DIVERSE!
Razza è solo una parola.
“Nomina sunt flatus vocis”.
La connotazione positiva o negativa di questa parola in sé neutra è il frutto perverso dell’approccio ideologico ai problemi.
Ben venga quindi, grazie alla globalizzazione economica, l’incontro culturale e biologico di tutte le razze umane.
Il problema è di gestirlo gradualmente e razionalmente.
La genetica insegna che gli ibridi fra razze diverse sono gli individui più belli, forti e intelligenti.
Io vivo da 30 anni a Canova di Gardolo in mezzo alle razze più varie, e mi trovo benissimo!
W le razze, su cui si fonda la biodiversita.