Succede nella regione più europea d’Italia
Il deragliamento della locomotiva lombarda, la regione più europea del paese.
Grave il bilancio dell’esplosione di ieri pomeriggio alla Ecosfera di Bulgarograsso (Como), ancora una volta lavoratori pagano un prezzo altissimo in nome della produttività e del profitto.
Questo accade in una azienda che sarebbe all’avanguardia nel trattamento di rifiuti speciali, questo accade in una regione, la Lombardia, che sarebbe anch’essa all’avanguardia nell’innovazione e nello sviluppo di nuove tecnologie.
In meno di un mese, in questa regione, abbiamo subito quattro tragedie inaccettabili, ricordiamo i quattro operai morti alla Lamina di Milano, il giovane stritolato da un tornio a Brescia, il deragliamento del treno a Pioltello con tre morti e 46 feriti.
Non è un caso che questa serie di morti e feriti insanguini la Lombardia. Una regione che viene vantata in Italia e in Europa come il territorio dove le logiche del mercato, del profitto e dell’arricchimento vengono esaltate come modello da imitare: la regione che più di altre corrisponde ai parametri economici, sociali e politici della Unione Europea, dove sfruttamento e precarietà sono spacciati come progresso.
Vediamo così il deragliamento del mito della regione locomotiva, dove nella “regione più europea” del paese si manifestano gli effetti tragici di una società, di un padronato e una classe politica totalmente asservita alle logiche del profitto, dove le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori sono viste come impedimento al libero dispiegarsi della produttività e dell’arricchimento di pochi. Poco importa che a pagare il prezzo siano lavoratori e lavoratrici, sia quando sono al lavoro, sia quando viaggiano per lavoro.
In tanti inneggiano alla legalità, tema al centro dello stridore della campagna elettorale, ma che viene evocata per fomentare odio e guerra tra i poveri, che viene utilizzata per reprimere lotte sindacali e sociali, ma nessuna legalità viene invocata e fatta rispettare quando si tratta di applicare norme e regole a tutela delle condizioni di lavoro e di sicurezza.
Tutto viene sacrificato per il bene delle aziende e per i profitti del padronato nazionale ed europeo, le stesse organizzazioni sindacali complici alimentano questa logica di resa e di rassegnazione, con contratti e accordi dove l’orario di lavoro, il tempo libero, i ritmi di lavoro hanno il solo parametro della flessibilità e della precarietà, dello sfruttamento: la vita, il sangue, la fatica, la salute fisica e mentale e la qualità della stessa esistenza contano ben poco.
Non possiamo arrenderci alla banalità del male quotidiano causato da una società distorta dalle logiche della competitività internazionale imposta dalle politiche della stessa Unione Europea, dove morti e feriti di una vera e propria “guerra economica” sono considerati danni collaterali di uno sviluppo senza regole e senza umanità, non possiamo e non vogliamo rassegnarci e non lo faremo.
USB Nazionale
FATTI di MACERATA.
Interpretazione politica.
Ancora una volta si sono riproposti i due automatismi, noti alla psicologia di massa, di cui si serve il Potere per tenere sottomesso il popolo.
Il meccanismo del CAPRO ESPIATORIO.
In mancanza di ebrei, che saggiamente si sono rifugiati in un loro Stato confessionale, i nuovi capri espiatori sono diventati gli immigrati di colore.
Gli italiani in difficoltà economica e identitaria possono così sfogare impunemente le proprie frustrazioni su una classe di innocenti.
Si semplifica la complessità sociale e si generalizza, sparando nel mucchio.
Il meccanismo della GUERRA fra POVERI.
La rabbia degli italiani, messi in ginocchio dalla crisi economica e dalla mutazione antropologica in atto, trova sbocco su altri ancora più poveri.
Viene così dirottata dai veri bersagli da colpire: verso l’alto, cioè i ricchi Capitalisti del Potere Tecnologico-finanziario e i loro complici e
burattini politici.
Perversa e geniale è stata la strategia messa in atto dai pescecani di Walls Street.
Favorire attraverso l’immigrazione di massa la formazione di una classe che funga da capro espiatorio, su cui sfogare la rabbia degli autoctoni poveri, e creare contemporaneamente un esercito di riserva, di marxiana memoria, da mettere in concorrenza con i lavoratori italiani, allo scopo di abbassarne diritti e salari.
Ed è quello che si sta’ realizzando.
POLITICA.
Il 4 marzo si vota.
Un rito inutile, obsoleto e masochista.
“La libertà non sta’ nello scegliere fra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.”
Theodor Adorno.
Perché dovrei recarmi alle urne dei morti e scegliere fra le dodici mummie offerte alla scelta, che vanno da Casa Pound al partito Potere al Popolo?
Nessuno ha un progetto alternativo e credibile a questo sistema democratico putrefatto, di cui intendono raschiare il fondo del barile con lo scaldare careghe ben retribuite per 5 anni, e così sistemarsi economicamente per la vecchiaia.
Chi và alle urne si rende complice nel prolungare la vita a questi saprofiti e al sistema sedicente democratico.
Scelgo la vita, e me ne sto a casa.
DEMOCRAZIA.
“Nomina sunt flatus vocis.”
A questa parola oggi non corrisponde più quel popolo libero e responsabile di uguali che i greci chiamavano “demos”.
Al suo posto c’è bensì una caotica e barbara plebaglia, chiamata ogni 5 anni ad eleggere i suoi peggiori esponenti, scelti secondo una selezione alla rovescia, i quali, una volta occupata una carega ben retribuita, fanno riferimento solo ai poteri forti ( Banche, Industriali, Vaticano, Forze Armate, Burocrazia Statale), tradendo chi li ha eletti.
Invece che adoperare la parola “democrazia”, meglio sarebbe usare termini più consoni alla realtà come:
– plutocrazia
– oclocrazia
– pseudocrazia
– cleptocrazia
– pornocrazia.
Dal greco:
– plutos = ricchezza
– oclos = plebe
– pseudos = menzogna
– cleptos = ladro
– porne = puttana.
Se vogliamo essere rivoluzionari, cioè distruttori di questo SISTEMA PUTREFATTO, partiamo per primo dal linguaggio, e chiamiamo le cose con il loro nome corrispondente ai fatti, buttando nel cesso eufemismi ed edulcoramenti linguistici.
Per tutto questo il 4 Marzo diserto le urne dei morti.
Scelgo la vita e me ne sto’ a casa.