Tirannia, mercato e congresso Cgil
In questi giorni i mass media hanno inondato, fino alla nausea, le nostre case con le cronache riguardanti i problemi del “caimano”, della sua decadenza da senatore o delle sfide dentro il PD interrotte solo parzialmente dai disastri in Sardegna e nelle Filippine.
Sono vece passate quasi sotto silenzio, o nei migliori dei casi in sordina la denuncia di papa Francesco contro questo sistema capitalistico definito “ingiusto alla radice” che “questa economia uccide” e fa prevalere la “legge del più forte, dove il potente mangia il più debole” e che produce una cultura dello “scarto” dove “gli esclusi non sono ‘sfruttati’ ma rifiuti, ‘avanzi'”.
Infine ha paragonato la globalizzazione ad una “nuova tirannia invisibile, a volte virtuale”, parlando di un “mercato divinizzato” dove regnano e convivono la “speculazione finanziaria” e la “corruzione ramificata” unita alla pratica di una “evasione fiscale egoista” assunta a sistema di potere. Per questo la politica non può essere solo espressione della mano invisibile del mercato” e per questo non si può “più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il lavoro creando in tal modo nuovi esclusi”.
Queste parole – che tropi direttori di giornale ritenevano superate – non sono state pronunciate da qualche sindacalista o comunista radicale incazzato contro il governo italiano complice dei licenziamenti di massa causati dalle delocalizzazioni, delle dismissioni, delle privatizzazioni portate avanti in nome delle politiche di austerità imposte dalla troika ma sono contenute Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ di papa Francesco.
Ora può sembrare strano che parole così dure contro questo sistema che riduce diritti, cancella occupazione e speranza, uccide il futuro dei giovani e generando un esercito di esclusi dal mondo del lavoro e quindi dalla possibilità di costruirsi un futuro dignitoso sia usate dal rappresentante della Chiesa e non dal segretario della Cgil per denunciare i crimini economici compiuti dalle politiche di austerità.
Anzi, ormai la Cgil si è accodata a Cisl e Uil nel mendicare le briccole che la politica può ancora garantire agli amici. Infatti solo così si spiega l’appiattimento della Cgil sul PD che produce sterilità sindacale ed incapacità di proporre un progetto alternativo. Al massimo un documento congiunto con Confindustria dove si richiede che dentro alla riforma del cuneo fiscale qualche briciola (250 euro annui) vada anche al lavoro dipendete.
In Trentino le cose non vanno meglio. Davanti ai dati negativi sul versante occupazione e sul versante degli sfratti per morosità a causa della perdita del lavoro il segretario della Cgil Trentina si limita a registrare il dato negativo nazionale senza avanzare proposte precise alla Giunta Rossi in materia di riduzione della pressione fiscale sul lavoro a partire dalla cancellazione della tassa regionale (1,23%) che grava su salari e retribuzioni dei trentini.
Per questo il prossimo congresso della Cgil deve essere un’occasione per cambiare radicalmente questa Cgil ormai sempre più incapace di rappresentare un mondo del lavoro diventato sempre più precario e quella parte di lavoratrici e lavoratori di pensionate e pensionati stanno sprofondando nella povertà.
Ormai dilagano condizioni di sfruttamento e oppressione fino a poco tempo fa impensabili sia per i migranti ma sempre di più anche per i nativi. Sei milioni di persone sono disoccupate, la più alta cifra dal dopoguerra. Lo stato sociale e i diritti delle persone sono messi in vendita, tutto viene devastato. Le donne pagano il prezzo più alto, sulla fatica e sulla salute, sui ritmi e sui tempi di lavoro, sul salario e sulle pensioni, nella loro stessa vita.
Abbiamo bisogno di un sindacato che faccia sul serio, un sindacato profondamente democratico e indipendente dai padroni, dai governi e dai partiti. La Cgil è stato questo sindacato, ora non lo è più, deve tornare ad esserlo.
Ezio Casagranda