Trentino: per una coalizione a sinistra…..

Nicola Zuin, Mattia Maistri, Marco Niro, Andrea Seravalle hanno messo in rete la cronaca dell’incontro tra “partiti e movimenti” per una coalizione della sinistra alle prossime elezioni provinciali.

Avendo partecipato all’incontro mi sia consentito dire alcune cose sia sulla cronaca della riunione che sul suo esito. Ed infine cercare di proporre un “percorso comune”

1. Nell’incontro preparatorio alla riunione presso il “caffe della paix” che abbiamo tenuto con i rappresentanti di “qualcosa di nuovo” come PRC abbiamo raccontato la situazione dei nostri rapporti con SEL. In particolare abbiamo fatto presente che da più di due anni abbiamo proposto a SEL di arrivare alle provinciali di ottobre 2013 dando vita ad una coalizione unitaria della sinistra che comprendesse non solo i partiti ma anche tutte quelle realtà sociali e di movimento che si sono distinte sul nostro territorio.
Su questo con SEL abbiamo avuto numerosi incontri ricevendo ampia adesione. Ad aprile presso la loro sede era stato deciso di avviare una serie di iniziative comuni. Sollecitati ripetutamente e senza esito (parlo di decine di telefonate che procrastinavano di volta in volta un nuovo incontro) finalmente alla fine di giugno si sono tenuti due incontri “ufficiali”, nei quali sui era addirittura deciso di costruire un gruppo di lavoro unitario (composto da 4 persone per partito) allo scopo di definire un programma comune e trovare le strade per la definizione del candidato presidente. A tale proposito da parte di Rifondazione era stata avanzata, fra le altre, la proposta di dare vita a “primarie della sinistra” in modo da scegliere con un passaggio di massa il candidato presidente della nostra coalizione.
SEL nel frattempo a cominciare circa dalla fine di maggio, ha cominciato ad appendere in città e nei paesi la foto di Emilio Arisi accompagnata dal proprio simbolo.
Pur capendo il significato dell’iniziativa, imporre agli altri il proprio candidato, abbiamo soprasseduto a qualsiasi presa di posizione pubblica, rinnovando la proposta unitaria e dicendo esplicitamente ai compagini di SEL in incontri privati ed in assemblee pubbliche, che, pur preferendo un candidato presidente super partes, rispetto ai partiti, Rifondazione Comunista non avrebbe assolutamente fatto naufragare la coalizione su questo.
Nel frattempo, anche allo scopo di chiarire che l’ipotesi di coalizione che avevamo in mente era davvero aperta e larga, come Rifondazione abbiamo chiesto la eventuale disponibilità a candidarsi come presidente a Francesca Caprini, responsabile di YAKU e portavoce del movimento per l’acqua pubblica. Nei primi giorni di luglio, in un incontro privato e chiesto come tale, Gianco Zueleri, di SEL, comunicava a me ed a Franco Porta la decisione di SEL. La loro assemblea, ci ha detto Gianco era orientata a non accettare la proposta di coalizione unitaria, ove fosse presente il simbolo del PRC, ovvero la falce ed il martello.
Già in quell’occasione che la proposta era addirittura provocatori oltre che inaccettabile. Lo stesso Gianco ha ammesso che di questo si trattava, raccomandandoci di non rompere definitivamente i rapporti, di pensare anche al dopo elezioni, di lavorare più avanti per il rilancio dei rapporti unitari.
Per essere sicuro di interpretare bene le nostre intenzioni, Gianco ha preso appunti precisi di eventuali altri percorsi possibili, e per parte nostra abbiamo riaffermato che, se l’ipotesi di coalizione non era fattibile, avremo potuto accedere ad una lista unitaria fra tutti dove non fosse presente alcun simbolo dei partiti. Fin da quell’incontro Gianco ci ha presentato la grande difficoltà dell’assemblea di SEL ad accettare anche questa soluzione di ripiego chiarendoci che da parte di SEL non c’era nessuna intenzione di rinunciare al proprio simbolo e al predominio sulla coalizione.
2. Abbiamo guardato con grande4 interesse e piena condivisione alla iniziativa promossa da “qualcosa di nuovo” per riproporre una coalizione unitari fondata su programma ed abbiamo anche partecipato con speranza di risultato all’incontro promosso presso il “caffe della Paix”. Negli stessi giorni a firma di alcuni compagni del PRC e di persone di movimento è stato messo in rete un appello sempre per la costituzione di una lista unitaria che ha raccolto molte adesioni e molto interesse.
Quello promosso da “qualcosa di Nuovo” doveva essere un incontro sul programma e sul come comporre la coalizione, ma fin dall’inizio è purtroppo stato altro.
Dopo un avvio in pesante ritardo, e preso atto dell’assenza di SEL, Nicola Zuin ci ha chiesto la disponibilità a che il candidato presidente fosse Emilio Arisi.
Gli ho Risposto: “per fortuna che dovevamo confrontarci sul programma e discutere di contenuti e non di poltrone! Comunque il PRC, pur preferendo un candidato super partes è disponibile a che Emilio Arisi sia il candidato presidente della Coalizione” ed ho proposto uno stop alla riunione al fine che SEL potesse aggregarsi. Erano le 18 e 15. Pur essendo la distanza tra il Caffe della Paix e la sede di SEL non superiore a 50 metri, percorribili in 2 minuti da un invalido in carrozzella, alle 19 SEL non era ancora arrivata.
Dopo esserci seduti per capire come proseguire alle 19 e 15 arrivano 5 compagni si SEL guidati da Emilio Arisi. Sia Zuin che io abbiamo spiegato lo stato della discussione e chiesto a SEL i suoi intendimenti. Arisi dice subito che per SEL il candidato presidente è Emilio Arisi e che nella coalizione non devono esserci simboli del passato e quindi NO al PRC ed alla falce e martello.
La discussione che segue in prevalenza un pesante scazzo tra “qualcosa di Nuovo” e SEL, con quest’ultima che accusa Zuin, Maistri e ùtc di “aver costruito un’imboscata” e di “aver tradito” il mandato loro conferito “di fare una lista in appoggio alla candidatura di Arisi”.
Ad un certo punto al culmine di uno dei tanti scontri verbali, Gianco abbandonava la sala e con lui, anche se non insieme, se ne vanno poco dopo alcuni compagni di SEL. Per qualche attimo rimangono ancora Arisi e Jacopo Zanini, ma in sostanza la riunione è finita.
Nei pour parler successivi, con “qualcosa di Nuovo” ci si accorda di comunicarci l’esito della discussione interna e semmai rivederci nei giorni di sabato o domenica.
3. Il generoso tentativo di “qualcosa di Nuovo” è in parte fallito. Uso il termine “in parte” per ricordare che la posizione di SEL era nota e quindi era davvero difficile invertire la scelta identitaria e settaria della loro assemblea. L’identitarismo settario è da secoli parte della politica e deriva possibile per ogni formazione. In questo caso dentro SEL ha prevalso. Ma questo è potuto accadere anche per alcune ambiguità che SEL del trentino porta con sé.
Chi ha letto il suo programma, sia nella “versione gialla” che in quella “verde” titolati entrambi “Per un Trentino aperto e solidale” sa che su molte questioni SEL ha posizioni confuse e a volte sbagliate.
Non ha un’idea sulla riforma dell’autonomia e del terzo statuto, non sposa il regionalismo e l’autonomia, propone una legge regionale per attuare una legge costituzionale (!?) non dice una parola sul ruolo della regione e delle province, e ripetutamente chiama alto atesini i sudtirolesi. E’ nota invece, e non è condivisibile la sua adesione all’Euregio, salutato con favore nel programma “Per un Trentino aperto e solidale” “versione gialla”. Mentre è evidente che si tratta di una proposta nostalgica e pangermanista (non a caso salutata ad Innsbruck da una gigantesca marcia di 20.000 schutzen) che cerca di mettere in relazione alcune zone forti del nord all’insegna del Tirolo storico e della valorizzazione dei poteri e degli interessi forti (a cominciare dalla TAV). Ben altro respiro ha la proposta di lavorare alla riforma dello statuto di autonomia in una dimensione che sul piano nazionale propone il regionalismo e l’estensione a tutti della “specialità” con le sue conseguenze positive in termini di trasferimento di risorse che di competenze, mente su quello locale opera per la creazione Europea transfrontaliera delle Alpi e delle Dolomiti, dall’Engadina alla Slovenia dove al centro sono i valori della montagna, della bio-diversità, dell’ambiente.
Sulle stesse politiche urbaniste SEL (“versione verde” del programma), a dare un giudizio benevolo ha le idee poco chiare. Eppure la rendita fondiaria, quella urbana e speculativa, è uno dei tratti distintivi del Dellaismo ed è anche uno degli elementi fondamentali della disarticolazione del territorio. Nel programma invece la rendita non è neppure nominata.
SEL chiede di ampliare il collegamento fra i territori. Una richiesta che così formulata riteniamo sbagliata. Su Trento ed il fondo valle sono state concentrate tutte le funzioni provinciali e pubbliche Coin la conseguenza di un enorme inurbamento sulla città (che aumenta di 1000 abitanti l’anno) e lo spopolamento e abbandono della montagna. Il processo va invertito, pensando ad un trentino policentrico dove le funzioni sono distribuite sui territori e viene incentivato il lavoro e la presenza in montagna. Non trasporto per Trento, ma funzioni in periferia, dunque. Che poi i trasporti siano leggeri e non la costosissima groviera di Metroland conta secondariamente. E’ l’approccio che va modificato.
Avere in mente e proporre un programma alternativo non è fare la “lista della spesa” delle manchevolezze del Dellaismo, è proporre piste e percorsi diversi. E’ davvero cambiare paradigma, passando dal liberismo temperato di Dellai (che copia lo sviluppo nazionale avendo in percentuale maggiori risorse disponibili) alla cultura del limite, della montagna, della difesa della biosfera e della bio-diversità, ricalibrando su questo le politiche pubbliche. Significa pensare alla vocazione dei luoghi, alle risorse locali e alle loro filiere alle innovazioni e alla ricerca.
Dentro il programma di SEL la parola montagna non compare mai eppure le “terre alte” sono il tratto distintivo del nostro territorio, la sua caratteristica essenziale. Lo spaesamento conseguenza fondamentale del neo-liberismo produce vere e proprie mutazioni antropologiche, unifica paesaggi e soggetti, e la sua caratteristica da noi è la cittadinizzazione del territorio ed il suo svuotamento.
Altro si potrebbe dire, e avremo su questo potuto confrontarci, se un ulteriore aspetto non avesse infine prevalso in SEL. Nella conferenza stampa di presentazione della loro lista, fatta il giorno successivo alla riunione al Caffe della Paix, Emilio Arisi ha parlato (CFR “il Trentino”) di “appello a Rossi per tornare nella coalizione di centro-sinistra” Dal momento che questo non è possibile e che sappiamo tutti che Arisi non è matto, la cosa ha un solo significato: SEL si candida fin d’ora e senza condizioni a sostenere il centro-sinistra in caso di non autosufficienza dello stesso (il rischio di rimanere sotto il 40% e non godere del premio di maggioranza).
E ovvio che questa collocazione risulta possibile, oltre che dopo un risultato positivo alle elezioni, solo se non si fa parte di una coalizione orientata a essere alternativa al centro-sinistra autonomista e quindi le eventuali alleanze devono essere in linea con questa possibilità. Visto da questo da questo punto di vista il no di SEL è leggibile politicamente e risulta nel contempo maggiormente incondivisbile ma anche più chiaro.
4. “Hanno vinto i dinosauri” hanno scritto Nicola Zuin, Mattia Maistri, Marco Niro e Andrea Seravalle commentando l’accaduto e mettendo sullo stesso piano l’arroganza di SEL che vuole imporre le sue condizioni e il nostro rifiuto a scomparire, a rinunciare al nostro simbolo.
Nemmeno Giulio Andreotti, nel momento del governo delle grandi intese col PCI aveva osato tanto verso i comunisti, eppure il gesto di questi era sicuramente più revisionista che proporre una coalizione unitaria della sinistra trentina. Il tratto pesantemente anticomunista della richiesta di SEL è evidente e traspare poi dal legare la proposta della rinuncia al simbolo con la cesura per il passato visto come sbagliato. Il berlusconismo è davvero penetrato in luoghi impensabili.
A nessun soggetto è corretto proporre la propria morte ed è perfino paradossale che cose di questo tipo sia necessario dirle o scriverle. Resto comunque convinto che il vero significato di quella richiesta fosse quello di negare la pari dignità tra interlocutori. SEL aveva in mente una coalizione “Copernicana” dove tutto gira intorno al proprio partito, “ il centro siamo noi”. In una logica del genere chi viene aggregato è satellite non soggetto con pari dignità. Le liste della coalizione sono liste di appoggio non espressione di altri punti di vista essenziali ai propri.
Il nostro diniego ad abbandonare il simbolo altro non è che la legittima riaffermazione della pari dignità ed il fatto che non lo si voglia cogliere come tale e sia visto come “arretratezza” lascia esterrefatti.
Il presupposto di coalizioni unitarie è “Galileiano”, non “Copernicano”. Le costellazioni sono molte e tutte con grandi ragioni.
Infine a chi vuole davvero confrontarsi con gli altri non è nemmeno consentito, in virtù di una sorta di coerenza originaria (peraltro tutta da dimostrare) considerarli dinosauri o morti che camminano (come si è riferito a noi un membro degli stati Generali della scuola). Per documentare l’inopportunità di un simile comportamento basta ricordare la favola di Esopo “la volpe e l’uva”. Gli interlocutori erano seri e bravi e se si arrivava alla coalizione tutto bene; se invece si realizza una battuta di arresto, un tragico errore allora gli interlocutori divengono come l’uva per la volpe cattiva, amara, indesiderabile.
E oltre a ciò in politica (lasciatevelo dire da un “dinosauro”) ogni soggetto è davvero parziale ma essenziale, non ci sono gli innocenti ed i peccatori, gli amici ed i nemici. Superare questa impostazione che i “dinosauri” hanno storicamente chiamato settarismo, identitarismo, consorteria è la condizione necessaria per pensare politiche unitarie, dove la competizione fra i soggetti politici diversi a sinistra mira al raggiungimento di “ approssimazioni successive” migliori delle precedenti.
Pensate poi che dal punto di vista della bio-diversità la scomparsa dei dinosauri è stato un enorme passo indietro, una semplificazione delle speci, una perdita per tutti.
Così come parlare di equidistanza fra SEL e PRC difronte all’accaduto, certo serve a dare forza alla scelta di tirarsi fuori, ma non aiuta nessuno a afre passi avanti. Se davvero non ci siamo raccontati bugie quando insieme abbiamo detto che altri 5 anni di assenza di rappresentanza delle nostre idee in consiglio provinciale sarebbero stati pesantissimi, è compito di tutti (dinosauri e innocenti) trovare soluzioni cominciando dalla definizioni delle responsabilità degli accadimenti.
Saper distinguere, ci insegna un dinosauro chiamato Antonio Gramsci, è la base per costruire e riemettere in moto i processi.
5. Nelle proposte che Nicola Zuin, Mattia Maistri, Marco Niro e Andrea Seravalle fanno alla loro mailing list (non fare nulla e aspettare dopo le elezioni o fare una propria lista) mi pare manchi la proposta più conseguente con gli accadimenti. Proseguire con l’idea della coalizione con chi ci sta, mantenendo aperto con tutti il confronto e dando vita ad una campagna elettorale all’insegna dei contenuti e non delle contrapposizioni.
Su questo Rifondazione comunista è disposta ad andare avanti e riconferma fin d’ora la sua disponibilità a che l’eventuale candidato presidente sia una persona non di parti e rappresentate del programma comune che ci daremo mettendo insieme le riflessioni di tutti.

Scusandomi per la franchezza con immutata stima

Elio Bonfanti
Trento, 08/09/2013

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Un commento

  • piergiorgio

    con Elio un percorso comune già in D.P.VORREI PARTECIPARE ALLO SFORZO DEL PARTITO INIZIANDO DA TIONE. ABBIAMO una LISTA? SALUTI COMUNISTI

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