Un trio pericoloso
Berlusconi, Tremonti e Bossi oggi si trovano ad Arcore per decidere la manovra versione terza. Quella che farà pagare ai lavoratori ed ai cittadini meno abbienti il costo di 15 anni di politiche neoliberiste sul versante dell’economia ed hanno “occupato” il parlamento con leggi rivolte esclusivamente a salvguadare gli interessi economici e personale del Premier.
Fino ad ieri hanno continuato a dire che i problemi dell’Italia erano i giuduci che volevano stravolgere il voto popolare, che l’Italia non era la Grecia o il Portogallo, che conti erano in ordine, che l’economia era solida.
E mentre i ministri Sacconi e Brunetta gridavano ai troppi lacci e laccioli, contro una Fiom che non voleva piegarsi ai diktat di Marchionne, contro il sistema pensionistico e contro i pubblici dipenti fannulloni, il governo, fra un festino e l’altro, spargeva ottimismo a piene mani.
Chi non si ricorda le accuse di catastrofismo rivolte alla Fiom ed alla Cgil quando denunciavano una situazione di crisi, di licenziamenti e di delocalizzazione dell’industria ?
Ma per il governo era fondamentale cancellare il contratto nazionale, lo Statuto dei Lavoratori, aumentare la flessibilità e la possibilità di licenziare per dare competitività alle imprese italiane e quindi nasconedere le loro responsabilità per l’assenza di una politica economica degna di questo nome.
Oggi questi tre signori si ritrovano ad Arcore per decidere chi dovrà pagare i costi della loro incapacità di governare nel nome degli ineressi collettivi.
Come molti prevedono per poter continuare a devastare l’Italia e salvagurdare i lori interessi di bottega decideranno per l’aumento del l’iva al 21% e la cancellazione della cosidetta tassa di solidarietà prevista per i redditi superiori a 90 mila euro di reddito annui.
Tassare i poveri e premiare i ricchi. Questo è l’ennesimo regalo che questi tre personaggi, ormai sul viale del tramonto, vogliono fare ai poteri forti che comandano in Italia ed in Europa.
Altro che Robin Hood, siamo davanti ad un accanimento contro i redditi da lavoro dipendente che saranno penalizzati due volte. La prima con l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità e la seconda perché le nuove regole nel settore privato ed il blocco della contrattazione nel pubbblico impiego non permettono ai lavoratori dipendenti di recuperare, con i contratti nazionali, parte di questi aumenti.
Il tutto senza contare tutti gli aumenti indiretti (trasporti, servizi, ecc.) causati dall’aumento dell’inflazione dovuta alla manovra che graveranno ulteriormente su tutti i cittadini a prescindere dal loro reddito.
Per questo lo sciopero del prossimo 6 settembre proclamato dalla Cgil é non solo é giusto ma necessario per dire NO ad una manovra di classe e ad un governo che sulla crisi ha mentito al paese, al parlamento ed alle istituzioni.
Questa crisi è stata creata, voluta ed utilizzata dalle banche e dalle grandi lobbie della speculazione per portare un pesante attacco allo stato sociale ed al diritto del lavoro. Per questo servono interventi che vadano nella direzione di colpire i responsabili della crisi con interventi sui grandi capitali, sui grandi patrimoni, nei confronti della spaculazione nazionale ed internazionale recuperando la nostra piena sovranità politica ed economica.
Per questo il 6 settembre lo sciopero non riguarda solo i temi della manovra ma anche la nostra sovranità nazionale che l’accettazione delle politiche neoliberiste hanno consegnato in mano alle concentrazioni finanziarie internazionali..
Fino ad ieri hanno continuato a dire che i problemi dell’Italia erano i giuduci che volevano stravolgere il voto popolare, che l’Italia non era la Grecia o il Portogallo, che conti erano in ordine, che l’economia era solida.
E mentre i ministri Sacconi e Brunetta gridavano ai troppi lacci e laccioli, contro una Fiom che non voleva piegarsi ai diktat di Marchionne, contro il sistema pensionistico e contro i pubblici dipenti fannulloni, il governo, fra un festino e l’altro, spargeva ottimismo a piene mani.
Chi non si ricorda le accuse di catastrofismo rivolte alla Fiom ed alla Cgil quando denunciavano una situazione di crisi, di licenziamenti e di delocalizzazione dell’industria ?
Ma per il governo era fondamentale cancellare il contratto nazionale, lo Statuto dei Lavoratori, aumentare la flessibilità e la possibilità di licenziare per dare competitività alle imprese italiane e quindi nasconedere le loro responsabilità per l’assenza di una politica economica degna di questo nome.
Oggi questi tre signori si ritrovano ad Arcore per decidere chi dovrà pagare i costi della loro incapacità di governare nel nome degli ineressi collettivi.
Come molti prevedono per poter continuare a devastare l’Italia e salvagurdare i lori interessi di bottega decideranno per l’aumento del l’iva al 21% e la cancellazione della cosidetta tassa di solidarietà prevista per i redditi superiori a 90 mila euro di reddito annui.
Tassare i poveri e premiare i ricchi. Questo è l’ennesimo regalo che questi tre personaggi, ormai sul viale del tramonto, vogliono fare ai poteri forti che comandano in Italia ed in Europa.
Altro che Robin Hood, siamo davanti ad un accanimento contro i redditi da lavoro dipendente che saranno penalizzati due volte. La prima con l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità e la seconda perché le nuove regole nel settore privato ed il blocco della contrattazione nel pubbblico impiego non permettono ai lavoratori dipendenti di recuperare, con i contratti nazionali, parte di questi aumenti.
Il tutto senza contare tutti gli aumenti indiretti (trasporti, servizi, ecc.) causati dall’aumento dell’inflazione dovuta alla manovra che graveranno ulteriormente su tutti i cittadini a prescindere dal loro reddito.
Per questo lo sciopero del prossimo 6 settembre proclamato dalla Cgil é non solo é giusto ma necessario per dire NO ad una manovra di classe e ad un governo che sulla crisi ha mentito al paese, al parlamento ed alle istituzioni.
Questa crisi è stata creata, voluta ed utilizzata dalle banche e dalle grandi lobbie della speculazione per portare un pesante attacco allo stato sociale ed al diritto del lavoro. Per questo servono interventi che vadano nella direzione di colpire i responsabili della crisi con interventi sui grandi capitali, sui grandi patrimoni, nei confronti della spaculazione nazionale ed internazionale recuperando la nostra piena sovranità politica ed economica.
Per questo il 6 settembre lo sciopero non riguarda solo i temi della manovra ma anche la nostra sovranità nazionale che l’accettazione delle politiche neoliberiste hanno consegnato in mano alle concentrazioni finanziarie internazionali..
Ezio Casagranda
29 agosto 2011