Una politica per la montagna
Due terzi del territorio italiano è territorio di montagna. Ma la politica italiana si accorge del dato solo in presenza di drammi, il tema viene dimenticato e quindi la montagna rimane l’eterna sconosciuta. Luogo di vacanza, luogo di poesia, ma il vivere in montagna e di montagna non fa parte dell’agenda elettorale. Se non di Rivoluzione Civile.
Da alcuni decenni assistiamo allo spopolamento di vaste aree montane. Le recenti finanziarie hanno inciso in modo ancora più pesante nell’impoverire le amministrazioni locali costringendole a cancellare servizi. La carenza di servizi, di opportunità di lavoro, sta aggravando la situazione in tutte le località montane italiane: si stanno salvando solo quelle aree nelle due province autonome di Trento e Bolzano perchè la diversificazione delle economie ha permesso alle popolazioni, specialmente ai giovani, di rimanere a vivere le alte quote.
I cambiamenti climatici in atto stanno provocando una caduta della biodiversità del territorio montano (si prevede che entro il 2050 nelle Alpi avremo perso il 45% delle specie vegetali e animali oggi conosciute), stanno acuendo in modo sempre più drammatico i rischi idrogeologici del territorio. Lo spopolamento della montagna renderà questi fenomeni quasi irreversibili.
E’ necessario costruire un progetto speciale “Montagne” che presenti obiettivi chiari:
Il mantenimento dei servizi nelle alte quote: formazione scolastica, formazione del lavoro, innovazione legata alle università delle città, tutela della salute, assistenza agli anziani, investimenti slegati da ogni monocultura;
Costruire un piano di intervento urgente sulla agricoltura di montagna: garantisce biodiversità, qualità, paesaggio e specialmente il contadino “giardiniere della montagna, quando ben assistito, ci permette di mettere in sicurezza versanti e corsi d’acqua;
Riguardo la mobilità è necessario ritornare ad un forte investimento nella mobilità ferroviaria, recuperando e modernizzando le linee già esistenti e prevedendo nuovi importanti investimenti nel settore;
Per mantenere in alta quota i giovani è necessario offrire loro lavoro, e lavoro qualificato. La montagna non può essere solo un dormitorio appendice delle città, come non può essere letta unicamente come zona a vocazione ricreativa e naturalistica. La ricerca naturalistica, l’apporto dei nuovi lavori possono portare la montagna a ritornare ad essere laboratorio innovativo e di qualità come già lo erano le Alpi dal Medioevo al Rinascimento. Per fare questo è necessario legare tutti i lavori, sia la parte imprenditoriale che i lavoratori dipendenti, a processi di formazione continua;
La politica delle montagne è tesa alla ricostituzione di identità forti, fra loro diversificate, ma capaci di dialogo e apertura, come previsto nei protocolli della Convenzione delle Alpi.
Per fare questo è necessario investire nelle reti e nelle filiere: reti delle città alpine, reti dei Comuni alpini (Alleanza nelle Alpi), rete delle aree protette con la costituzione di due grandi corridoi ecologici internazionali: quello alpino, dalla Slovenia alla Francia e quello Appenninico, dalle Alpi Marittime alla Sila calabrese. E nei parchi internazionali, partendo dal Parco Europeo dello Stelvio.
Apertura delle nuove filiere del lavoro, che si sostengano fra loro e collaborino in modo stretto. Turismo – agricoltura – cultura – identità – formazione, selvicoltura naturalistica –sicurezza – energia – acqua – biomasse, sono campi ancora fertili. Passaggi questi che insegnano a noi tutti la cultura del limite, della necessità dovere del risparmio, della sobrietà.
L’investimento sempre più convinto nei Beni comuni, per riportare tutte le gestioni all’interno del controllo e dell’uso pubblico.
Lungo le Alpi questi laboratori sono ormai percepiti come usuali, gli amministratori li hanno fatti propri. Con questo passaggio elettorale Rivoluzione Civile li lancia anche in Italia. Laboratori che investono in fiducia, nei giovani, in nuovi saperi e lavori: grazie alle montagne, grazie alla ricchezza della nostra straordinaria Italia.
Luigi Casanova
Candidato senatore nella lista Rivoluzione Civile – Ingroia nel collegio di Pergine Valsugana.
La foto dell’articolo mostra il Fitz Roy, cima delle Ande della Patagonia.
Una settimana fa ho lasciato un commento su un dettaglio tecnico “senza importanza” e il mio disfattismo in fatto di politica mi ha assicurato che quel commento sarebbe caduto nel vuoto.
Adesso aggiungo qualcosa da cittadino (preferirei “suddito”: pane al pane…) italiano disfattista che vede la politica come un buco nero.
Ho anche letto, in fretta, l’articolo, ma presentarlo con una foto che non c’entra niente gli dà subito un aroma di aria fritta che non va via…secondo me toglie comunque credibilità.
Non posso entrare nel merito dei contenuti, passo in Trentino solo le ferie.
Forse, se fossi residente, sarei veramente arrabbiato: con tutte le bellezze della regione che ci invidiano nel resto del mondo, ci fate vedere la Patagonia.
se vedon (o buena suerte?)
Fatto.
Bene, grazie.
A cercare proprio il pelo nell’uovo, Misurina è in Veneto (a 4 km dal confine).
Così, per scherzo, mi è venuta in mente una cosa:
non ci sarà un riferimento occulto alle mire di annessione all’Alto Adige da parte di Cortina?
Saluti