Una riflessione sulla crisi dell’Ucraina
Riceviamo e pubblichiamo.
La Redazione.
La crisi ucraina non mi sorprende, è da anni che le potenze occidentali (Europa e Stati Uniti) stanno cercando di destabilizzare la regione.
L’Ucraina è stata una regione contesa da Polonia e Russia, ma mai un’entità politica unitaria ed indipendente alla quale negli anni ’50 fu, disgraziatamente, regalata la Crimea.
Una regione sostanzialmente russa con qualche rappresentanza etnica proveniente dai paesi attorno.
In tempi più attuali la cosiddetta rivoluzione arancione. Appoggiata da Stati Uniti ed Europa (la NATO) nella loro strategia d’accerchiamento colorato dell’ex U.R.S.S. ha fruttato agli U.S.A. alcune basi nelle ex-repubbliche sovietiche orientali, dalle quali sono partiti i bombardieri per l’Afghanistan. Quindi si sono succedute delle crisi interne (tra le quali l’avvelenamento d’un leader ucraino), sino ad oggi.
L’attuale situazione è iniziata con la richiesta da parte dell’Ucraina di aderire alla C.E.E. Ironia del caso: vi sono movimenti e partiti europei che spingono per uscirne. Andando indietro sino alla metà dell’800 un’altra guerra di Crimea è scoppiata con la scusa su chi dovesse gestire i luoghi santi in mano all’Impero Ottomano.
I motivi che hanno portato a questa situazione sono diversi a mio parere e vanno ricercate nell’attuale crisi economica (il bisogno capitalista d’una guerra catastrofica), nel nascente “imperialismo” europeo sostenuto dagli Stati Uniti, dall’esigenza strategica d’impadronirsi di zone per controllare gli antagonisti a quest’imperialismo.
Altra causa potrebbe essere la trasformazione dei paesi dell’est in stati senza diritti del lavoro per consentire le delocalizzazioni di massa delle produzioni e dei servizi presenti in paesi come l’Italia, la Spagna, la Grecia con lo scopo di trasformarli, a loro volta, in zone depresse dove contrattare il lavoro al massimo ribasso o impiantare E.P.Z. come in Asia, Africa e Sud-America. Non dimentichiamoci della legge Bolkestein che uniforma e deregolamenta i servizi all’interno della comunità europea ed è sopratutto rivolta a quei lavoratori/aziende dell’est che vengono a lavorare con diritti e stipendi dei loro paesi d’origine.
L’espansionismo europeo lo si vede anche con la costruzione forzata del corridoio TAV Lisbona-Kiev non voluto dall’Ucraina. TAV: un’orrore finanziario che non rispetta i popoli che attraversa.
Anche per quanto riguarda l’aspetto strategico-militare, il sogno non poco velato degli USA è quello di poter aprire una base di fronte al loro nemico russo. Non dimentichiamoci del progetto di scudo spaziale che vede il coinvolgimento di paesi come la Polonia, un’arrogante minaccia rivolta alla Russia. Da qui anche la mossa spiazzante di Putin.
Una lotta continua in cui il leader russo è stato dipinto dalla propaganda come un dittatore sanguinario: George Bush Sr/Jr forse erano dei paladini della pace?
Il capo di stato ucraino, un corrotto e corruttore, ma chi non lo è ai vertici, vedi provincia di Trento?
Putin, come Morsi, è stato legittimamente eletto da una parte del popolo e dalla sua libera espressione. Quindi, come metterli i bastoni tra le ruote?
Si comincia con l’influenzare l’addormentata opinione pubblica, per poi passare alla preparazione del terreno con l’infiltrazione dei “professionisti delle rivolte”, anche con il supporto di estremisti di destra.
Lo scopo finale di tutta l’operazione è l’annientamento dell’influenza russa nella regione.
La miglior strategia?
Rendere ancor più cattivo Putin agli occhi dell’opinione pubblica con una cadenzata serie di notizie:
Un Putin che offre riparo al dissidente americano, ma che fa sparire i suoi dissidenti interni.
Un Putin che offre asilo agli evasori fiscali come Gerard Depardieu: come se nel resto del mondo tutti pagassero puntualmente le tasse.
Un Putin supermacho che odia i Gay: di omofobi c’è ne sono tanti in occidente quanti in Russia.
Un Putin che incarcera le povere Pussy Riot: sfido qualunque cristiano occidentale a difendere l’operato blasfemo del gruppo musicale, se fosse stato fatto in una chiesa locale.
Non voglio difendere l’operato di Putin che di lati oscuri ne ha tanti, ma l’ipocrisia occidentale cinicamente sfrutta delle situazioni limite con lo scopo di influenzare l’opinione pubblica per suscitare consenso alle proprie azioni. Ovviamente non rende note le proprie di nefandezze.
Lo scopo è quello di arginare e delegittimare coloro che intraprendono sentieri diversi da quelli tracciati dalla troika, dall’FMI o da altri enti finanziari che vogliono dettar legge sul nostro futuro.
L’obbiettivo è sempre economico e nel mezzo vi è la povera gente che viene utilizzata come pedine per rovesciare o rafforzare governi più o meno compiacenti verso uno dei poteri in campo.
Il massimo è stata la dichiarazione dell’illegittimità dell’intervento militare russo da parte dell’ONU o la medesima condanna da parte di quella cricca di sfruttatori chiamati G8: ma quando le potenze occidentali, con in testa gli Stati Uniti, invadevano l’Iraq sulla base di bugie poi dimostratesi tali, dove era l’onu?
Almeno la Russia non ha avuto bisogno di mentire, ma ha palesato di voler difendere una regione storicamente abitata da popolazioni di origine russa, oltre che i propri interessi militari-energetici.
Putin nel suo discorso del 18 marzo ha affrontato il tema del diritto all’auto-proclamazione d’indipendenza dei popoli sul piano internazionale sottolineando che in seno all’Onu non vi è “nessun divieto all’auto-proclamazione della indipendenza: il diritto internazionale non vieta l’auto-indipendenza” afferma Putin riferendosi alla risoluzione presa dal Consiglio di Sicurezza per il Kosovo. Inoltre Putin ricorda anche le posizioni espresse all’epoca dagli Stati Uniti che aveva stabilito che “le dichiarazioni d’indipendenza possono violare le regole ma ciò non significa che violano il diritto internazionale. Le bugie occidentali mostrano di voler essere le più forti. Adottano e costringono risoluzioni per spiegare le loro azioni nel mondo. Agiscono violando le loro stesse risoluzioni Onu: ad esempio i bombardamenti nel 1989 di Belgrado, seguiti da un vero intervento armato, dalla ex Jugolsavia, all’Iraq, passando all’Afghanistan fino alla violazione dello spazio aereo della Libia”.
Un chiaro e preciso pensiero da parte di un leader che ritenevo incapace (se non colluso) di pronunciare contro una superpotenza come gli Stati Uniti. Pensieri dai quali i giornalisti nazionali si sono ben tenuti lontani dal formulare sulle loro testate e che i ridicoli politici voltagabbana di tutte le aree omettono nelle lassative dichiarazioni che rilasciano con falso entusiasmo. Un discorso chiaro e che da un’analisi storica passa ad una chiara legittimazione del proprio operato mettendo in evidenza in contrasto con le illegali azioni perpetuate in passato dalle impavide coalizioni guerrafondaie che hanno sterminato migliaia di civili inermi.
Il pensiero dominante pubblicizza il miglior stile degli occidentali in materia democratica, ma la realtà è che vengono utilizzati tutti i mezzi per delegittimare e distruggere tutto ciò che non si adegua al volere della potenza americana e del fedele alleato del vecchio continente. Se un’entità politica espressa liberamente dal popolo non soddisfa le esigenze della Comunità Europea o degli Stati Uniti (ovvero le loro multinazionali) ecco che viene messa in moto la macchina del fango per la destituzione “dell’elemento di fastidio” così come è stato definito il presidente dell’Egitto Morsi sostituito con un militare che ha studiato in America grazie ad un “golpe democratico”, praticamente quello che è successo tra Letta e Renzi: ci sarebbe da riflettere sul pensiero che guida azioni del genere. Si sta tentando di rovesciare Maduro sostenuto dal popolo con un ultra-liberista che piace agli americani.
Non credo nella falsa democrazia dell’alternanza (con tanto di primarie) che sa di dittatura, non credo nella democrazia finanziaria di Obama che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Credo che solo il rispetto della volontà popolare sia alla base della democrazia. Che solo la gente può dare o togliere consenso se indirizzata nella pace verso quella meta. Ma i tempi sono quelli dell’ingenuo inganno di massa dove le azioni di una parte vengono presentate come a garanzia della libertà, ma quando hai la concreta opportunità di esprimerti vieni represso nel peggiore dei modi.
Questa terrificante serie di ipocrisie, opportunismi, egoismi finanziari, disastri sociali, depravazioni ambientali e sfruttamenti umani non potrà che avere il solito esito finale: la guerra. Spero di NO!
Il caso dell’Ucraina è lo specchio di ciò che è accaduto dopo il crollo del sistema bipolare USA – URSS: è sparito l’equilibrio basato sulle super potenze. Ovvero una controllava l’altra. Nel mondo globalizzato dove il denaro è libero, mentre la gente no forse il ritorno ad un pensiero doppio potrebbe essere foriero di un mondo più giusto contro la tirannia del pensiero unico. Forse un antidoto contro questa globalizzazione disumana
Non so se sia la soluzione, sicuramente con un’altra superpotenza in campo gli americani starebbero più attenti nella loro arrogante visione del mondo. Ma alla fine quel che conta sono solo gli affari che stanno dietro le crisi, le superpotenze e che tengono unito il mondo. Perdere un affare miliardario, il cosiddetto business è anche peggio d’aver perso una guerra.
Nicola Messina
Caro Nicola,
Non voglio dire che il tuo non sia stato uno sforzo, ma è di difficile comprensione e tutta la questione non è semplice ma è drammaticamente più complicata di quello che tu pensi e argomenti.
Comunque se ti interessa approfondire o confrontarti sull’Ucraina, su Utopia Rossa c’è una bella analisi del compagno di Utopia Rossa Pierfrancesco Zarcone.
Ciao, antonio
http://www.utopiarossa.blogspot.com
Grazie per il commento, in effetti l’articolo non è pienamente lineare, ma sono solo una serie di riflessioni. Se, nell’ambito di questo blog, vuoi esprimermi le tue perplessità sarò lieto di risponderti. Magari potrei orientare meglio il mio pensiero. so che la situazione è particolarmente complicata e è un’insieme di vicende storiche che si trascinano da tempo, interessi geopolitici, opportunismi vari ecc.
Quindi una franca discussione potrebbe aiutarmi ed aiutare chi legge il blog ad inquadrare la situazione.
Al contrario possiamo parlarne sabato 22.
Non appena posso leggerò l’articolo che mi consigli.
Nicola
una questione complessa si, e ringrazio Nicola per aver provato a delinerla, ma come tutte le questioni complesse in fondo forse semplice. Alla base credo che ci sia (mi baso sulle analisi rese dal manifesto) la questione dell’allargamento Nato, voluta dagli usa dell’approvigionamento di gas all’Europa, gas russo che arriva dai gasdotti ucraini e che gli usa sostituirebbero volentieri con il loro gas estratto con metodi devastanti. nessuna simpatia per Putin, oligarca mafioso come purtoppo gran parte della nomenclatura di questio paesi ex sovietici, secondo recenti calssifiche tra i primi 5 uomini più ricchi al mondo. Ma è impressionante come l’UE sostenga la stategia Usa di soffiare sul fuoco, sulla pelle della popolazione ucraina anzitutto, ma anche contro il nostro interesse. Perchè, oltra alla questione del gas, sarà l’Europa in primo luogo a dover sopportare le conseguenze di un eventuale (speriamo davvero di no..)guerra di secessione o civile. Perchè sarebbe un’altra tragedia umanitaria difficile da assorbire, perchè nel nostro e negli altri paesi europei ci sono migliaia di cittadini ucraini, perché in quel territorio ci sono più di venti centrali nucleari, perchè intanto sono stati sdoganate alle porte di casa nostra formazione neonaziste.