UNA STRAGE DA FERMARE

CHIARI, INVESTITO DAL TRENO IN STAZIONE: MUORE UN ALTRO OPERAIO DI 51 ANNI

Un’altra tragedia sul lavoro questa mattina che si associa a quella di Brandizzo, in cui persero la vita 5 operai. Un altro operaio morto di 51 anni. Ancora un addetto in servizio nei pressi della rete ferroviaria, è stato travolto ed ucciso da un treno in corsa in provincia di Brescia, alla stazione di Chiari.

Anche in questa occasione la colpa è cercata dove non c’è: PER ALCUNI È LA “NEBBIA” CHE AVREBBE IMPEDITO ALL’OPERAIO DI VEDERE IL TRENO ARRIVARE.

In realtà è ora che si individui la verità “politica” prima ancora che processuale di tale immane tragedia che si è ripetuta anche oggi sui binari in Lombardia, la regione italiana con la maglia nera per morti sul lavoro.

Chissà quanti lavoratori dovranno ancora morire, quanti infortuni si dovranno registrare e quanti invalidi si dovranno contare affinché il Governo, a partire dal Ministro del Lavoro e di quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, pianifichi un serio intervento in grado di imporre una svolta che si attende invano da anni in Italia, per favorire il ripristino della sicurezza nei luoghi di lavoro.

E’ evidente che il taglio degli investimenti sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, l’aumento dei carichi di lavoro, la precarietà, i bassi salari che costringono gli addetti ad “allungare” l’orario di lavoro per avere uno stipendio che consenta di sopravvivere, la mancanza di adeguata formazione degli addetti, nonché l’esternalizzazione delle attività e l’assenza dei controlli sul rispetto delle norme, siano tutti i fattori alla base di una scia di sangue e di tragedie che si susseguono senza sosta e che ci costringono a denunciare, inascoltati, una verità lampante.

E’ chiaro che la sicurezza sul lavoro costituisce un costo per le imprese pubbliche e private ma è ora che si ribalti l’approccio: spendere in sicurezza sul lavoro, rappresenta un investimento per il futuro di cui beneficia l’intera società, oltre a evitare questa drammatica conta dei caduti e degli incidenti.

La Cub lo aveva sottolineato anche solo poche settimane fa, chiudendo la conta drammatica dei morti sul lavoro nel 2023: almeno 1.485 (1.484 nel 2022 calcolati con gli stessi parametri) equivalenti a quasi 30 a settimana e poco meno di 4 al giorno di media. 900 i deceduti direttamente sul luogo di lavoro, mentre 585 quelli che hanno perso la vita in viaggio o andando o tornando dal luogo di impiego. E’ certo che indagherà la magistratura sulle responsabilità “penali” di questo episodio ma è ora che si affronti alla radice la questione e si sradichino le cause di quanto si perpetra da anni nei luoghi di lavoro. L’omicidio sul lavoro è ormai una misura da non rinviare ma è altresì vero che serve una “politica” in grado di imporre un salto di qualità nella tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Solo il 14.12.2023 la Cub Trasporti, è stata audita dal Presidente della Commissione Lavoro del Senato e dal Presidente della Commissione indagini sugli incidenti nei luoghi di lavoro: a loro sono stati indicati gli interventi per mettere in sicurezza i passaggi a livello. Una questione lungi ancora dall’essere risolta e che anche di recente ha rischiato di far registrare altri gravissimi incidenti. La tragedia odierna evidenzia che è altresì urgente che si intervenga per definire regole stringenti che prevedano l’interruzione della linea ferroviaria o, in alternativa, la rigida separazione tra l’area di esercizio ferroviario e quella dei cantieri, con accorgimenti che rendano impossibile l’invasione dell’uno sull’altro a prova di “errore umano”. La Cub Trasporti esprime la solidarietà alla famiglia dell’operaio morto questa mattina, confermando il proprio impegno affinchè la sicurezza sul lavoro sia posta in cima all’agenda politica in Italia.

31.1.2024 Cub Trasporti

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