USB Trentino scrive ai lavoratori della scuola
ALLE LAVORATRICI E I LAVORATORI PROVINCIALI DELLA SCUOLA
L’Unione Sindacale di Base USB non è ancora sufficientemente rappresentativa per poter prendere parte alla contrattazione per il rinnovo contrattuale, ma ritiene importante proporre alcune riflessioni per il confronto tra le lavoratrici e i lavoratori dipendenti della provincia autonoma di Trento che operano nei vari settori scolastici.
C’è innanzitutto una questione di carattere generale che riguarda la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla elaborazione degli obiettivi e alla costruzione delle piattaforme contrattuali. In particolare dovremo impegnarci a conquistare ciò che la legge già prevede e che già funziona nel restante territorio nazionale: le Rappresentanze Sindacali Unitarie in tutti i posti di lavoro da eleggere con votazioni aperte e democratiche superando l’attuale sistema di rappresentanza fondata sulle deleghe che favorisce la burocratizzazione delle organizzazioni dei lavoratori. Nel frattempo nei posti di lavoro deve essere garantita la pubblicazione della documentazione di tutte le organizzazioni sindacali e la trasparenza di tutti i passaggi contrattuali.
La piattaforma contrattuale deve essere fondata su alcuni principi generali:
Riconquistare la dignità del lavoro come diritto, nei termini fissati dalla Costituzione repubblicana, e riprendere la strada per la rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno diritto di cittadinanza delle lavoratrici e lavoratori;
La lotta al precariato è la naturale conseguenza del primo punto, l’obiettivo è fissare rapide procedure di stabilizzazione e in ogni caso l’equiparazione degli stessi diritti per tutti;
Respingere il processo di privatizzazione strisciante che sta frantumando la composizione del lavoro con la disarticolazione dei processi organizzativi e la divisione delle lavoratrici e dei lavoratori. Agenzie private e cooperative coprono già spazi significativi di prestazioni importanti e strutturali nei servizi scolastici. Il presunto risparmio è una balla colossale a fronte di un processo generalizzato di dequalificazione dei servizi.
La riduzione progressiva degli organici attuata negli ultimi otto anni, l’invecchiamento coattivo determinato dall’imbuto pensionistico, l’aumento della complessità dei servizi hanno determinato un generalizzato aumento dei carichi e delle responsabilità nel lavoro.
L’adeguamento salariale appare come una mancia elettorale, definita nei termini di compatibilità fissati dall’amministrazione al 3% dello stipendio in corso, e portato al 4 dopo una contrattazione molto riservata, non fondata su una seria analisi a delle esigenze dei lavoratori date le perdite conseguenti al blocco dei contratti e delle progressioni di carriera. La prospettiva di rinviare a una fase successiva la parte relativa al completamento della progressione dell’anzianità economica è molto pericolosa in quanto l’ideologia su cui l’APRAN ha mandato di trattare è evidente:
Vogliono, corrispondendo alla campagna mediatica che rappresenta Il pubblico impiego come un settore scarsamente produttivo, subordinare il funzionamento dei servizi esclusivamente alle “esigenze delle imprese”, come da mandato della BCE;
Vogliono per questo introdurre sistemi di avanzamento di carriera legati alla catena di comando, riducendo progressivamente le attuali forme di progressione economica automatiche legate all’anzianità di servizio, ottenendo contemporaneamente risparmi economici notevoli e il massimo di divisione fra i lavoratori;
In questo senso vanno interpretate forzature che vengono ipotizzate, e già presenti comunque nel cosi detto decreto Madia già in crisi di legittimità costituzionale, per quanto riguarda le procedure di licenziamento accelerato per sanzionare comportamenti sia pure odiosi come la mancata presenza in servizio. Il licenziamento è comunque una razio cui si pretende di ricorre con una leggerezza non ammissibile. In considerazione del fatto che il più delle volte le negligenze di qualche lavoratore sono conseguenza di superiori negligenze. Analogamente sovradimensionata e amplificata la questione delle pause brevi durante l’orario di servizio che, spogliata dal clamore mediatico, è materia di una serena contrattazione decentrata a livello di servizio o istituto.
Concludendo, pur non potendo presentare una nostra piattaforma contrattuale invitiamo a considerare alcuni punti:
1. L’ipotesi dell’aumento del 3% dello stipendio formulata dal governo provinciale non può esser considerata un tetto invalicabile. In termini di principio sarebbe inammissibile;
2. La progressione economica legata all’anzianità di servizio non deve essere sottoposta a operazioni di smantellamento, come annunciato. Essa è legata al diritto di progettare una “vita libera e dignitosa” per se e per la propria famiglia come prevede la nostra costituzione;
3. Non vanno accettate le forzature delle sanzioni e delle procedure disciplinari oltre quelle già previste dalle norme in vigore orientate a un’idea sbrigativamente persecutoria e non obiettiva e formativa delle stesse;
4. Assorbimento del precariato e progressiva eliminazione dei privati dai servizi scolastici;
5. Tutte le lavoratrici e i lavoratori di tutte le scuola della provincia devono trovarsi senza eccezioni in un unico comparto unificato e integrato;
6. Attuazione del diritto di informazione e partecipazione con la rapida attivazione delle elezioni delle RSU.
7. Il contratto deve diventare uno strumento di facile fruizione per tutti i lavoratori. Attualmente è un compendio colossale di materie di scarsa comprensibilità che pare fatto apposta per mantenere un apparato di specialisti;
E RICORDIAMO DI VOTARE NO AL REFERENDUM del 4 dicembre 2016
USB Scuola Trentino