Vallo Tomo: Giovanetti supera anche se stesso
Ho letto il commento di mercoledì 1 febbraio del direttore Giovanetti sul giornale L’Adige e la prima reazione è stata di disgusto per l’uso di un linguaggio violento, inteso come falsificazione della realtà, usato per gettare discredito su quei cittadini che con coraggio e determinazione si stanno opponendo alla scelta del comune e della PAT sulla soluzione, imposta dall’alto e mai condivisa con la popolazione, riguardante il “vallo tomo”.
Chiamarla macchina del fango appare un eufemismo.
Giovanetti si butta a lancia in resta contro quei violenti che avrebbero osato entrare, senza permesso, nell’ufficio del sindaco per portare le loro ragioni e presentare le loro proposte per la sicurezza dei cittadini ma anche dei lavoratori della Misconel, impiegati nei lavori per la costruzione del manufatto.
Dimentica volutamente che le “Istituzioni” ed in particolare Sindaco e Presidente Rossi con tutto il codazzo al seguito si sono ben guardati dall’affrontare un confronto di merito con i cittadini, senza pensare opportunamente ad un referendum a seguito della presentazione di tutte le soluzioni alternative allo scempio denominato “vallo tomo”.
Hanno deciso il tutto dentro le stanze del potere costituito, e dopo giorni e giorni di presidio il presidente Rossi è sceso da Trento a Mori ma ha preteso ed imposto di parlare solo con i proprietari dei terreni, una scelta arrogante finalizzata a dividere i cittadini che però non ha funzionato, dato che gli stessi cittadini unitariamente ai proprietari lo hanno cacciato a casa.
Mi chiedo dov’era Giovanetti quanto le Istituzioni evitavano accuratamente di coinvolgere la cittadinanza?
Dovera Giovanetti quando il giornale da lui diretto evitava di dare voce a chi stava proponendo soluzioni alternative venendo meno ad un suo preciso dovere di fornire una informazione corretta?
Sostenere che i violenti sono i cittadini che rivendicano il semplice fatto che il comune sia più trasparente nelle scelte e non semplice zerbino delle scelte provinciali è un’operazione che si chiama “macchina del fango” usata contro chi osa opporsi ai poteri forti che governano la provincia.
Chi è fuori dal coro viene definito violento se non terrorista e questo Giovanetti la vorrebbe spacciare per esercitazione della democrazia e della libera informazione.
Il rifiuto di autorizzare un team tecnico (che c’è ed è disponibile ad attivarsi immediatamente) per studiare come fissare provvisoriamente il diedro non ha alcun fondamento tecnico. Si tratta di una volontà tutta politica di rendere irreversibili i danni causati dai lavori prima di occuparsi della fonte del pericolo: il diedro. Provincia e Comune sanno che, stabilizzato il diedro, non potrebbero più imporre il vallo tomo come unica soluzione. In ballo c’è il loro potere e il profitto d’impresa, altro che la sicurezza degli abitanti! Dopo la relazione del professor Barla, che ipotizza il crollo immediato della roccia, non hanno ancora tarato i sistemi di monitoraggio per assicurare l’evacuazione di operai e residenti! Addirittura un geologo della PAT dichiara che il monitoraggio sostanzialmente non serve a nulla, dato che si attiverebbe ogni 20 secondi e in caso di crollo massivo non vi sarebbe possibilità di evacuazione visto che, così dichiara il geologo provinciale Santuliana Ernesto, la frana raggiungerebbe in pochi secondi l’abitato, ammazzando operai e residenti.
Altro che difenderci dalle menzogne di giornali e politici. Rispondiamo a tono: state giocando con la vita della gente.
Ezio Casagranda