Vallo tomo Si, Vallo tomo NO

frattemori1Pubblichiamo volentieri questa lettera di un cittadino di Mori sul senso di una lotta come quella della difesa delle Fratte e del Vallo Tomo a Mori.
La Redazione
ùCorreva l’anno 1959, se non erro, e in quel di Mori pochi sapevano quello che sarebbe successo di lì a poco, allorquando la ditta Farsura, che aveva in appalto la costruzione della galleria Adige Garda, adombrando il rischio di crolli all’interno del cantiere, e in odore di grosse penali per il ritardo, si appellò alla “somma urgenza” per svuotare il lago di Loppio in nome di una sicurezza fittizia (cit. auditorium Mori 2007 – serata sul lago di Loppio – ex dirigente servizio idrogeologico della PAT).
Si salvò così dalle penali, ma non si salvò il lago con le conseguenze ben note a tutti. Si perse in un sol colpo un ambiente la cui bellezza fu decantata addirittura dal poeta e scrittore Goehte nel suo “viaggio in Italia”, e si persero le sorgenti che davano vita al lago e al fiume Cameras, che in epoca succesiva venne declassato da torrente a mero scolo delle acque e financo ingabbiato in un alveo di cemento senza vita
In realtà in quel momento tutti persero qualcosa di fondamentale, ma fu solo l’inizio!

Negli anni sessanta e settanta il tessuto sociale del Trentino meridionale era ancora rappresentato in misura maggiore da un mondo contadino arcaico, ancorato ai valori tradizionali e all’attaccamento alla terra, percepita in maniera simbolica e fattiva quale unico mezzo di sostentamento da difendere con i denti. Poche erano le realtà industriali che di lì a venire avrebbero trasformato radicalmente il territorio e l’economia.
Ci fu la crisi industriale degli anni 70 e la massiva presenza di industrie dannose per la salute delle persone portò una nuova consapevolezza sui costi benefici che l’industrializzazione di un territorio piccolo piccolo, costretto fra le montagne avrebbe comportato. Convivere con queste realtà diventava sempre più difficile (Sloi, Galta rossa, Alumetal, Siric, Archifar etc etc). Molte furono le morti attribuibili a quelle realtà e molti i disastri ambientali che ci hanno lasciato in eredità sotto forma di scorie tossiche. I molti cassaintegrati di quel periodo travagliato sopravvissero tutto sommato bene, anche grazie alla connessione con il mondo agricolo (gli ex contadini prestati al mondo industriale avevano ancora la vaneza, il campo l’orto, le vigne, come forma di sostentamento) altri, quelli meno fortunati, stavano al bar spendendo poche lire in attesa di tempi migliori.
Poi arrivò l’onda della urbanizzazione selvaggia degli anni novanta, che purtroppo imperversa ancor oggi, e il tessuto sociale ancor più mutato; la terra perse dunque la sua connotazione di sostentamento primario, diventatando mero oggetto di arido scambio, spesso solo per aumentare i capitali nei forzieri delle casse rurali di ogni paese del fondovalle e ingrassare gli immobiliaristi che poi, ai giorni nostri, si trasformeranno nella rovina di quelle stesse casse riempiendole di crediti inesigibili (che oggi si piangono come inevitabili).

Il terreno era dunque pronto: in piena schizofrenia neoliberista (anni 90’) in quel di Mori un Sindaco in gilet e bretelle dall’alto del suo scranno decise, oltre alla lottizzazione della quasi totalità delle terre fertili del paese, di radere al suolo le decine di alberi centenari ospitati nella piazza del paese (sempre in nome di una “somma urgenza”erano tutti malati ci dissero..) per creare un nuovo luogo di aggregazione consono ai tempi..“moderni !!??” .
Lo scempio venne dunque perpetrato alle luci dell’alba, penso in onore dei migliori film western, quando le giacche blu compivano le stragi nei villaggi indiani. A terra rimasero non solo le povere piante, ma l’anima intera di un paese che non si riconosceva più in se stesso, mentre il nostro Sindaco sceriffo (che forse sic non ne era del tutto consapevole!?) assistiva inorgoglito dalla finestra con le pistole ancora fumanti la sua opera migliore!
Seguirono altri saccheggi che ancor’oggi continuano a portare danni: il mostro senza senso delPGZ9, l’area casotte come nuova ZI ma dove???….. lo spettro dell’inceneritore………gli scheletri abbandonati ovunque di palazzine ad alta densità abitativa….ma è la legge del mercato ci fu e ci viene ripetuto!
A cosa ci sta a fare la politica uno si chiede…
Ora, a strage compiuta, dire che la cittadina di Mori ha una piazza vergognosa è un complimento. L’architettura vagheggia un che di stile impero, costruita e pensata con materiali e piante che non centrano nulla con il territorio, completamente asettica e funzionale solo per scopi ludici e di intrattenimento, ma del tutto inospitale per le persone comuni. Provare per credere!

Ma è chiaro, che così non funziona, questo sistema è solo una logica di abbruttimento, visto come annullamento delle radici storiche, dell’anima del singolo e dell’intera popolazione, oramai reso quasi funzionale allo scopo inconsapevole di piegare le volontà, di addomesticare le genti abituandole al brutto, in nome di un vago progresso, che calpesta il passato e la dignità!
Ma ecco, non è finita, l’ennesimo scempio incombe, quando ormai nessuno se lo aspetta, c’è l’attacco al cuore del paese e alle sue radici contadine; un vallo che come dice la parola divide ancora in nome della tanto vituperata sicurezza. Un muro che allontana la gente dai luoghi del vivere bene, sentieri terrazze, declivi soleggiati, ammaestrati (e non soggiogati) nel tempo dalle genti saranno distrutti per sempre in nome e per conto di una sicurezza, che, a detta di altri tecnici ed esperti del settore (in antitesi a quanto prospetta la protezione civile), potrebbe essere invece comodamente applicata (la sicurezza) senza incidere in maniera forte e distruttiva sul territorio.
Ci si chiede dove si voglia arrivare e la risposta che viene dal cuore rimanda ancora una volta“all’abbruttimento” sistematico, sì signori, l’abbruttimento è pericoloso! Ti rende schiavo dell’abitudine, ti abitua ad accettare qualsiasi schifezza ti venga propinata in nome di un collettivo bene o di un interesse. Rimane infine il rammarico di quello che è andato perso, magari vedendolo esposto sulle foto ingiallite che trovi in Municipio, o in occasione delle sagre paesane. Poi, resta solo la Rassegnazione, ma è troppo tardi!
Potremmo anche aggiungere ancora molti esempi di questa logica inconcepibile per menti ancorchè intelligenti; e la si potrebbe anche giustificare con l’avidità delle persone, ma il tutto sarebbe riduttivo.

Non tutte le persone si sono rassegnate allo stesso modo e non del tutto a questa logica che preclude l’intelligenza e relega l’anima dei luoghi e delle persone a pura speculazione.
Allora ci si chiede ancora: esiste un modo per conciliare i principi opposti che albergano dentro di noi, un qualcosa che vada oltre le logiche del potere e del danaro, qualcosa di bello che ci accomuna su questa lieve terra?
Sì esiste ed è dentro di noi, il nostro essere stesso la rivendica per sé, ed è la bellezza, non certo l’abbruttimento che relegherà, noi e i nostri figli, a vivere in un mondo disumano che non riconosciamo più!
Così, in questa logica assurda, ci viene tolto un pezzo alla volta, solo un pezzo per volta: la storia, i diritti, la nostra dignità di esseri umani, e sempre più spesso con logiche inumane, di cui gli stessi fautori sono inconsapevoli!
La bellezza è un concetto vago non monetizzabile, ma che affascina e tosto ammalia le nostre vite. La mancanza di converso invece ci ammala delle peggiori malattie, e fa venir meno la gioia di vivere (il rinascimento ci ha insegnato che la bellezza e l’arte sono la redenzione dell’essere umano).
Per questi e mille altri motivi potrete riempirci di logiche politiche, o pseudo tecniche, fino a stomacarci, ma noi diremo sempre no al vallo tomo, così come viene proposto, e non per partito preso, ma perché ogni essere umano dovrebbe cercare una soluzione che eviti o limiti l’ennesima mutilazione del territorio!
Le soluzioni, lo abbiamo dimostrato, ci sono per chi vuole vederle, è ovvio!
Diciamo quindi no ad un altro pezzo della nostra anima che se ne va, in nome di logiche ristrette, di una politica senza cuore e senza legami con il suo territorio, che non si vanta invece di difenderlo forse, semplicemente, perché ne è estranea!
Le fratte, diciamolo a gran voce, non sono solo la pietra e la terra, ma sono la carne e il sangue degli esseri che le hanno costruite, vissute e di quelli che dovrebbero continuare a viverle….
Vi invitiamo tutti a frequentare questi luoghi almeno una volta, solo per capire, poi le parole sarebbero superflue
Pena per la sconfitta sarà l’abbruttimento e la rassegnazione, in attesa che un altro “sindaco sceriffo”, in balia di conti che non tornano, ci tolga un altro pezzo di vita!
Ma, attenzione, nessuno si senta estraneo, perché, anche se si sta con la testa nella sabbia, quelli che rimangono… sono fatti, e i fatti riguardano tutti, ma proprio tutti!

Un cittadino.

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